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Pietro Metastasio Adriano in Siria IntraText CT - Lettura del testo |
Sabina, poi Adirano, indi Aquilio
Farà ’l mio sposo al primo amor. Non dura Senz’esca il fuoco, e inaridisce il fiume, |
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ADRI. |
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Perché fuggi, Adriano? Un sol momento Non mi negar la tua presenza, e poi Torna al tuo ben, se vuoi. |
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ADRI. |
Come! Supponi... Qual è dunque il mio bene? |
Ah! non celarmi Quell’onesto rossor. Tu non sai quanto Grato mi sia. Non arrossisce in volto Chi non vede il suo fallo; e chi lo vede È vicino all’emenda. |
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ADRI. |
Oh Dio! |
Lascia me sospirar. Numi del cielo, Chi creduto l’avria! L’onor di Roma, L’esempio degli eroi, la mia speranza, |
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ADRI. |
Che vuoi ch’io dica, Se tutto mi confonde? Ah, lascia queste Chiamami traditor, sfogati. Io veggo Ch’hai ragion d’insultarmi. I merti tuoi, Gli scambievoli affetti, Le cento volte e cento Replicate promesse io mi rammento. Ma che pro? Non son mio. Conosco, ammiro La tua virtù, la tua bellezza, e pure... Sol ch’io vegga... Ah, Sabina, odio me stesso Per l’ingiustizia mia. So ch’è dovuta Una vendetta a te. Vuoi la mia morte? Svenami: è giusto. Io non m’oppongo. Aspiri A svellermi dal crin l’augusto alloro? |
ADRI. |
Era tuo questo cor. S’io lo difesi, Se a te volli serbarlo, Tutti, o Sabina, in testimonio i numi. Eran vili per me. Freddo ogni sguardo, A paragon de’ tuoi, |
E poi? |
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ADRI. |
E poi... Non so. Di mia virtù sicuro, Ed Amor mi sorprese. Ero nel campo, E caldo ancor de’ bellicosi sdegni, Quando condotta innanzi Mi fu Emirena. Ad un diverso affetto Quando è l’alma in tumulto. Io la mirai Domandarmi pietà, bagnar di pianto Questa man che stringea, fissarmi in volto In atto così dolce... Ah! se in quell’atto |
Ah, questo è troppo. Abbandonar mi vuoi: Hai coraggio di dirlo: in faccia mia Ostenti la beltà, che mi contrasta Del tuo core il possesso: e non ti basta? Pretenderesti ancora, Ch’io facessi la scusa al tuo delitto? E dove mai s’intese Tirannia più crudele? Il premio è questo Che ho da te meritato? Barbaro! mancator! spergiuro! ingrato! (s’abbandona sopra una sedia) |
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AQUI. |
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ADRI. |
(Io non posso Più vederla penar. Troppo a quel pianto Mi sento intenerir). Deh! ti consola, Bella Sabina. A’ lacci tuoi felici Tornerò: sarò tuo. |
AQUI. |
(Stelle!) |
(guardandolo con tenerezza) Che dici? |
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ADRI. |
Messaggiera d’Amore. |
Ah, non lo credo. |
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AQUI. |
(Qui bisogna un riparo). |
ADRI. |
Non la vedrò. |
Ma puoi Di te fidarti? |
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ADRI. |
Ho risoluto, e tutto Si può quando si vuole. |
AQUI. |
(ad Adriano) A’ piedi tuoi Inchinarsi desia. Non ti ritrova, |
(Ecco la prova). |
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ADRI. |
No, Aquilio: io più non deggio Emirena veder. Tempo una volta È pur ch’io mi rammenti |
AQUI. |
È giustizia, è dover. Ma che domanda La povera Emirena? A lei si niega |
ADRI. |
Par crudeltà non ascoltarla. |
ADRI. |
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Oh! questo no. Già m’ingannasti assai. (s’alza)
Assai m’ingannasti, Io stessa non voglio Lontano da quella |