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Pietro Metastasio Antigono IntraText CT - Lettura del testo |
Alessandro, poi Ismene
Or non v’è chi felice Più di me possa dirsi. Ecco il più caro D’ogni trionfo. |
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ISM. |
(con ironia) |
Oh quanto, ancorché infido, |
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Compatisco Alessandro! Essere amante, Vedersi disprezzar, son troppo in vero, |
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Tanto per me non tormentarti, Ismene. |
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ISM. |
Al fin pensar dovea che tu famosa La sua beltà rendesti. Uguali andranno Ai dì remoti, e tu cagion ne sei, Tessalonica a Troia, Elena a lei. |
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Forse m’ama perciò. |
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ISM. |
T’ama? |
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E mia sposa Oggi esser vuole. |
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ISM. |
(Oh dèi!) D’un cangiamento Tanto improvviso io la ragion non vedo. |
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ISM. |
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Eh! questi nomi D’infido e di crudel poni in oblio, Principessa, una volta. I nostri affetti Scelta non fur, ma legge. Ignoti amanti, Ci destinaro i genitori a un nodo, Che l’anime non strinse. Essermi Ismene Grata d’un’incostanza al fin dovria; |
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ISM. |
E perché dunque amore |
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Io lo giurava Senza intenderlo allor. Credea che sempre, Si parlasse così. |
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ISM. |
Tanta in Epiro |