ARB.
|
Perché tarda è mai la morte,
Quando è termine al martìr?
A chi vive in lieta sorte
È sollecito il morir.
|
ARTAS.
|
Arbace!
|
ARB.
|
Oh dèi, che miro! In questo albergo
Di mestizia e d’orror chi mai ti guida?
|
ARTAS.
|
La pietà, l’amicizia.
|
ARB.
|
A funestarti
Perché vieni, o signor?
|
ARTAS.
|
Vengo a salvarti.
|
ARB.
|
A salvarmi!
|
ARTAS.
|
Non più. Per questa via,
Che in solitaria parte
Termina della reggia, i passi affretta:
Fuggi cauto da questo
In altro regno, e quivi
Ramméntati Artaserse, amalo e vivi.
|
ARB.
|
Mio re, se reo mi credi,
Perché vieni a salvarmi? E, se innocente,
Perché debbo fuggir?
|
ARTAS.
|
Se reo
tu sei,
Io ti rendo una vita
Che a me donasti; e, se innocente, io t’offro
Quello scampo che solo
Puoi tacendo ottener. Fuggi; risparmia
D’un amico all’affetto
D’ucciderti il dolor; placa i tumulti
Di quest’alma agitata. O sia che cieco
L’amicizia mi renda, o sia che un nume
Protegga l’innocenza, io non ho pace
Se tu salvo non sei. Parmi nel seno
Una voce ascoltar, che ognor mi dica,
Qualor bilancio e la tua colpa e ’l merto,
Che il fallo è dubbio, il benefizio è certo.
|
ARB.
|
Signor, lascia ch’io mora. In faccia al mondo
Colpevole apparisco, ed a punirmi
T’obbliga l’onor tuo. Morrò felice,
Se all’amico conservo e al mio signore
Una volta la vita, una l’onore.
|
ARTAS.
|
Sensi non anco intesi
Su le labbra d’un reo! Diletto Arbace,
Non perdiamo i momenti. All’onor mio
Basterà che si sparga
Che un segreto castigo
Già ti punì; che funestar non volli
Di questo dì la pompa, in cui mirarmi
L’Asia dovrà la prima volta in trono.
|
ARB.
|
Ma potrebbe il tuo dono
Un giorno esser palese; e allora...
|
ARTAS.
|
Ah, parti,
Amico, io te ne priego, e, se pregando
Nulla ottener poss’io, re tel comando.
|
ARB.
|
Ubbidisco al mio re. Possa una volta
Esserti grato Arbace. Ascolti intanto
Il Cielo i voti miei:
Regni Artaserse, e gli anni
Del suo regno felice
Distinguano i trionfi: allori e palme
Tutto il mondo vassallo a lui raccolga:
Lentamente ravvolga
I suoi giorni la Parca; e resti a lui
Quella pace ch’io perdo,
Che non spero trovar fino a quel giorno
Che alla patria e all’amico io non ritorno.
L’onda dal mar divisa
Bagna la valle e ’l monte;
Va passeggiera in fiume,
Va prigioniera in fonte;
Mormora sempre e geme,
Fin che non torna al mar:
Al mar, dov’ella nacque,
Dove acquistò gli umori,
Dove da’ lunghi errori
Spera di riposar. (parte)
|