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Pietro Metastasio Artaserse IntraText CT - Lettura del testo |
Artabano con séguito di congiurati, poi Megabise, tutti da’ cancelli,
a guardia de’ quali restano i congiurati.
Figlio, Arbace, ove sei? Dovrebbe pure Ascoltar le mie voci. Arbace? Oh stelle! |
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MEG. |
E ancor si tarda? (ai congiurati) Ormai tempo saria... Ma qui non vedo Che si fa? che si pensa? In tanta impresa Che lentezza è mai questa? |
Oh me perduto! (uscendo dall’istesso lato pel quale entrò, ma dà strada diversa) Non trovo il figlio mio. Gelar mi sento. Forse in quest’altra parte io non in vano... Megabise! (incontrandosi in Megabise, che esce dall’istesso lato pel quale entrò, ma da strada diversa) |
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MEG. |
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MEG. |
E non è teco? |
Oh dèi! |
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MEG. |
Che fu d’Arbace? |
Fra mille affanni e mille Orribili sospetti. Il mio timore |
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MEG. |
Troppo presto all’estremo Precipiti i sospetti. E non potrebbe Artaserse, Mandane, amico, amante, Aver del prigioniero |
E per qual fine |
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MEG. |
Cessin gli dèi l’augurio! Ah! ricomponi |
E quale impresa |
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MEG. |
Signor, che dici? Avrem sedotti in vano, Tu i reali custodi, ed io le schiere? Artaserse a giurar. La sacra tazza |
Per chi deggio affannarmi? Era il mio figlio La tenerezza mia. Per dargli un regno Divenni traditor. Per lui mi resi Orribile a me stesso; e, lui perduto, Tutto dispero e tutto |
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MEG. |
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Ah! Questa sola |
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MEG. |
Fidati pur, ché a trionfar ti guido.
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