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Pietro Metastasio
Attilio Regolo

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Scena quinta - Publio, Barce

 

PUBLIO Addio, Barce vezzosa.         

BARCE           Odi. Non sai

dell'orator cartaginese il nome?

PUBLIO Sì; Amilcare si appella.        

BARCE           È forse il figlio

d'Annone?      

PUBLIO Appunto.

BARCE           (Ah l'idol mio!)

PUBLIO          Tu cangi

color! Perché? Fosse costui cagione

del tuo rigor con me?  

BARCE Signor, trovai

tal pietà di mia sorte

in Attilia ed in te, che non m'avvidi

fin or di mie catene; e troppo ingrata

sarei, se t'ingannassi: a te sincera

tutto il cor scoprirò. Sappi...

PUBLIO          T'accheta:

mi prevedo funesta

la tua sincerità. Fra le dolcezze

di questo non mescoliam veleno;

se d'altri sei, vo' dubitarne almeno.

Se più felice oggetto

occupa il tuo pensiero,

taci, non dirmi il vero,

lasciami nell'error.

È pena, che avvelena,

un barbaro sospetto;

ma una certezza è pena

che opprime affatto un cor.

 

 




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