- ATTO PRIMO
- Scena quinta - Publio, Barce
Precedente - Successivo
Clicca qui per nascondere i link alle concordanze
PUBLIO Addio, Barce vezzosa.
BARCE Odi. Non sai
dell'orator cartaginese il nome?
PUBLIO Sì; Amilcare si appella.
BARCE È forse il figlio
d'Annone?
PUBLIO Appunto.
BARCE (Ah l'idol mio!)
PUBLIO Tu cangi
color! Perché? Fosse costui
cagione
del tuo rigor con me?
BARCE Signor, trovai
tal pietà di mia sorte
in Attilia ed in te, che non
m'avvidi
fin or di mie catene; e troppo
ingrata
sarei, se t'ingannassi: a te
sincera
tutto il cor scoprirò. Sappi...
PUBLIO T'accheta:
mi prevedo funesta
la tua sincerità. Fra le dolcezze
di questo dì non mescoliam
veleno;
se d'altri sei, vo' dubitarne
almeno.
Se più felice oggetto
occupa il tuo pensiero,
taci, non dirmi il vero,
lasciami nell'error.
È pena, che avvelena,
un barbaro sospetto;
ma una certezza è pena
che opprime affatto un cor.
Precedente - Successivo
Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License