- ATTO SECONDO
- Scena decima - Attilia, Barce, Licinio
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ATT. Vedi il crudel come mi
lascia!
BARCE Udisti,
come Publio parlò?
ATT. Tu non rispondi!
BARCE Tu non m'odi, idol mio!
AMIL. Addio, Barce; m'attendi.
LIC. Attilia, addio.
ATT., BARCE Dove?
LIC. A salvarti il padre.
AMIL. Regolo a conservar.
ATT. Ma per qual via?
BARCE Ma come?
LIC. A' mali estremi
diasi estremo rimedio.
AMIL. Abbia rivali
nella virtù questo romano
orgoglio.
ATT. Esser teco vogl'io.
BARCE Seguirti io voglio.
LIC. No; per te tremerei.
AMIL. No; rimaner tu dèi.
BARCE Né vuoi spiegarti?
ATT. Né vuoi ch'io sappia
almen...
LIC. Tutto fra poco
saprai.
AMIL. Fidati a me.
LIC. Regolo in Roma
si trattenga, o si mora.
AMIL. Faccia pompa d'eroi
l'Africa ancora.
Se minore è in noi l'orgoglio,
la virtù non è minore;
né per noi la via d'onore
è un incognito sentier.
Lungi ancor dal Campidoglio
vi son alme a queste uguali;
pur del resto de' mortali
han gli dei qualche pensier.
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