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Pietro Metastasio Catone in Utica IntraText CT - Lettura del testo |
CAT. |
Cesare, a me son troppo Preziosi i momenti, e qui non voglio Perderli in ascoltarti: |
CES. |
T’appagherò. (Come m’accoglie!) (siede) Il primo De’ miei desiri è il renderti sicuro Che la costanza tua... |
CAT. |
Se pur vuoi che t’ascolti. Io so che questa Artifiziosa lode è in te fallace; |
CES. |
(Sempre è l’istesso). Ad ogni costo io voglio Pace con te. Tu scegli i patti; io sono Ad accettarli accinto, Come faria col vincitore il vinto (Or che dirà?) |
CAT. |
Tanto offerisci? |
CES. |
E tanto |
CAT. |
Giustissima sarà. Lascia dell’armi L’usurpato comando, il grado eccelso Di dittator deponi, e come reo |
CES. |
Ed io dovrei... |
CAT. |
Non dubitar, ché allora Sarò tuo difensore. |
CES. |
(E soffro ancora!) Tu sol non basti. Io so quanti nemici M’irritò la mia sorte; onde potrei I giorni miei sagrificare in vano. |
CAT. |
Ami tanto la vita, e sei romano? In più felice etade agli avi nostri Non fu cara così. Curzio rammenta, Decio rimira a mille squadre a fronte, Vedi Scevola all’ara, Orazio al ponte; |
CES. |
Se allor giovò di questi, Nuocerebbe alla patria or la mia morte. |
CAT. |
Per qual ragione? |
CES. |
È necessario a Roma |
CAT. |
È necessario a lei Ch’egualmente ciascun comandi e serva. |
CES. |
Tu credi più sicura in mano a tanti, Discordi negli affetti e ne’ pareri? Meglio il voler d’un solo |
CAT. |
Dov’è costui che rassomigli a Giove? Io non lo veggo; e, se vi fosse ancora, Diverrebbe tiranno in un momento. |
CES. |
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CAT. |
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CES. |
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CAT. |
È vano Quanto puoi dirmi. |
CES. |
Altre offerte io farò. |
CAT. |
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CES. |
(Quanto sopporto!) Il combattuto acquisto Dell’impero del mondo, il tardo frutto De’ miei sudori e de’ perigli miei, Se meco in pace sei, Dividerò con te. |
CAT. |
Sì, perché poi Diviso ancor fra noi Di tante colpe tue fosse il rossore. Posso ascoltar di più! |
CES. |
L’odio per me: meglio rifletti. Io molto Offrirti più. Perché fra noi sicura |
CAT. |
Alla mia figlia? |
CES. |
A lei. |
CAT. |
Ah! prima degli dèi Piombi sopra di me tutto lo sdegno, D’opprimer Roma ad approvar m’induca Con l’odioso nodo. Ombre onorate De’ Bruti e de’ Virginii, oh come adesso |
CES. |
Hai cimentato assai La tolleranza mia. Che più degg’io Soffrir da te? Per tuo riguardo il corso Trattengo a’ miei trionfi: io stesso vengo, Dell’onor tuo geloso, a chieder pace; Ti voglio a parte; offro a tua figlia in dono Questa man vincitrice; a te cortese, Per cento offese e cento Rendo segni d’amor: né sei contento? Che pretendi da me? Se d’esser credi |
CAT. |
Favorevoli agli empi Sempre non son gli dèi. |
CES. |
Vedrem fra poco |