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Pietro Metastasio
Ciro riconosciuto

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SCENA TERZA

 

Mandane e Arpago

 

MAND.

Ed Astiage non viene! Arpago, io vado

Ad affrettarlo. Ah, fosse

Il mio sposo presente! Oh Dio, qual pena

Sarà per lui, nel doloroso esiglio,

Saper trovato il figlio,

Non poterlo veder! Tutte figuro

Le smanie sue; gli sto nel cor.

ARP.

 Mandane,

Odi: taci il segreto e ti consola.

Cambise oggi vedrai.

MAND.

Cambise! E come?

ARP.

Di più non posso dirti.

MAND.

Ah! mi lusinghi,

Arpago.

ARP.

No: sulla mia riposa:

Tel giuro, oggi il vedrai.

MAND.

Vedrò lo sposo?

L'unico, il primo oggetto

Del tenero amor mio, che già tre lustri

Piansi in vano e chiamai?

ARP.

Sì.

MAND.

Numi eterni,

Che impetuoso è questo

Torrente di contenti! Oh figlio! oh sposo!

Oh me felice! Arpago, amico, io sono

Fuor di me stessa; e nel contento estremo

Per soverchio piacer lagrimo e tremo

 

Par che di giubilo

L'alma deliri,

Par che mi manchino

Quasi i respiri,

Che fuor del petto

Mi balzi il cor.

Quanto è più facile

Che un gran diletto

Giunga ad uccidere

Che un gran dolor! (parte)

 

 

 




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