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Pietro Metastasio Ciro riconosciuto IntraText CT - Lettura del testo |
MAND.
Oh me infelice! Oh troppo
Verace Mitridate! Avessi, oh Dio,
Creduto a' detti tuoi! Potessi almeno
Lusingarmi un momento! E come? Ah! troppo
Troppo tempo è già scorso, e troppo nero
È il tenor del mio fato. Ebbi il mio figlio,
Stupida! innanzi agli occhi; udii da lui
Chiamarmi madre; i violenti intesi
Moti del sangue; e nol conobbi, e volli
Ostinarmi a mio danno! Ancor lo sento
Parlar; lo veggo ancor. Povero figlio!
Non voleva lasciarmi: il suo destino
Parea che prevedesse. Ed io, tiranna!...
Ed io... Che orror! che crudeltà! Non posso
Tollerar più me stessa. (s’alza) Il mondo, il Cielo
Sento che mi detesta; odo il consorte
Che a rinfacciar mi viene
Il parricidio suo; veggo di Ciro
Che stillante di sangue... Ah! dove fuggo?
Dove m'ascondo? Un precipizio, un ferro,
Un fulmine dov'è? Mora, perisca
Questa barbara madre; e non si trovi
Chi le ceneri sue... Ma... come!... È dunque
Perduta ogni speranza? E non potrebbe
Giungere Arpago in tempo? Ah! sì, clementi
Numi del ciel, pietosi numi, al figlio
Perdonate i miei falli. È questo nome
Forse la colpa sua; colpa ch'ei trasse
Dalle viscere mie. No, voi non siete
Tanto crudeli. Io la giustizia vostra,
Dubitandone, offendo. È vivo il figlio:
Corrasi ad abbracciarlo... Ah, folle! lo vado
A perder questo ancora
Languido di speranza ultimo raggio.
Non è Cambise? Aimè! son morta. È fatto
L'orrido colpo: ha nella destra ancora
Nudo l'acciar... Chi mi soccorre? Ah! stilla
Ancor del vivo sangue... Ah! fuggi... ah! parti...