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Pietro Metastasio Ciro riconosciuto IntraText CT - Lettura del testo |
Questo torbido giorno, e sia più chiaro
L'altro almen che verrà.
Tu salvo! Oh me felice! Ah! vieni a parte
De' pubblici contenti. Il nostro Ciro
Vive; si ritrovò. Quel, che uccidesti,
Certo il fatto esser dee: queste campagne
Non risuonan che Ciro. Oh, se vedessi
D'insolito piacer prorompe ogni alma!
Chi sparge fior, chi se ne adorna, i numi
Chi ringrazia piangendo. Altri il compagno
Corre a sveller dall'opra; altri l'amico
Va dal sonno a destar. Riman l'aratro
Qui nel solco imperfetto; ivi l'armento
Resta senza pastor. Le madri ascolti,
Di gioia insane, a' pargoletti ignari
Narrar di Ciro i casi. I tardi vecchi
Se stessi invigorir. Sino i fanciulli,
Non san perché, ma, sul comune esempio,
Van festivi esclamando: ‘Al tempio! al tempio!’
Ancor nol vidi.
Corriam...
E Ciro...
Ah! ingrata!
Tu non pensi che a Ciro: il tuo pastore
Già del tutto obliasti. E pur sperai...
Non tormentarmi, Alceo. Se tu sapessi
Come sta questo cor...
Né vuoi
Ah! tu non m'ami.
Almeno
Che?
Ma parmi
Debil ritegno il naturale orgoglio.
Parlar di te non voglio, e fra le labbra
Ho sempre il nome tuo; vuo' dal pensiero
Cancellar quel sembiante, e in ogni oggetto
Col pensier lo dipingo. Agghiaccio in seno,
Se in periglio ti miro; avvampo in volto,
Se nominar ti sento. Ove non sei,
Tutto m'annoia e mi rincresce; e tutto
Quel, che un tempo bramavo, or più non bramo.
Dimmi: tu che ne credi? amo o non amo?
Sì, mio ben; sì, mia speme...