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Pietro Metastasio Ciro riconosciuto IntraText CT - Lettura del testo |
Mitridate con guardie e detti.
MITR.
Mio principe, mio re. Questi guerrieri
Arpago invia per tua custodia. Ah! vieni
A consolar le impazienze altrui.
(Con chi parla costui?)
Dunque è palese
Di già la sorte mia?
MITR.
Nessuno ignora,
Signor, che tu sei Ciro. Arpago il disse:
A' popoli ne dié; sparger le fece
Per cento bocche in mille luoghi; e tutti
Ciro son io.
Oh Dio!
Né tanto umìl, né tanto
Sublime io ti volea: ch'arda al mio foco,
Se troppo è per Alceo, per Ciro è poco.
Mal mi conosci. Arpalice fin ora
Me amò, non la mia sorte; ed io non amo
La sua sorte, ma lei. La vita e il trono
Arpago diemmi; e, se ad offrirti entrambi
Quel che il padre mi dié rendo alla figlia.
Oh che dolce esser grato, ove s'accordi
La ragione, il desio, la mente e il core!
Dunque...
MITR.
Ecco la destra mia: prendila in pegno.
No, non vedrete mai
Più chieder non potrei;
Né chieder lo vorrei,
Se lo potessi ancor. (parte)