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Pietro Metastasio Demetrio IntraText CT - Lettura del testo |
Giardino interno nel palazzo reale
Cleonice, Barsene, poi Fenicio
Dunque, perch’io l’adoro, |
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BARS. |
Ma in questo istante |
Eh! ch’io conosco Dell’invidia il poter. Forse a quest’ora Terminai di regnar; ma non per questo |
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BARS. |
(Oh gelosia!) |
Il consiglio, o Fenicio? (a Fenicio, che sopraggiunge) |
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FEN. |
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Il resto, |
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FEN. |
Giudica della Siria. I tuoi vassalli Per te, più che non credi, Han rispetto ed amore. Arbitra sei Di sollevar qual più ti piace al trono. Il tuo voler sovrano, In qualunque si scelga, |
Sì da prima diversi? |
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FEN. |
Ah, tu non sai Quanta fede è ne’ tuoi: nel gran consesso Tutta si palesò. Chi del tuo volto, Chi del tuo cor, chi della mente i pregi A gara rammentò; chi tutto il sangue Offerse in tua difesa; e, in mezzo a questo |
BARS. |
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Riporta i sensi miei. Di’ che ’l mio core Insensibil non è; che fia mia cura |
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FEN. |
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BARS. |
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Oh Dio! |
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BARS. |
Ragion di sospirar. L’amato bene |
BARS. |
Come perduto? |
E vuoi Che siano i miei vassalli Di me più generosi? Il genio mio Sarà dunque misura De’ merti altrui? Senza curar di tanti Il sangue illustre, io porterò sul trono Un pastorello a regolar l’impero? Con qual cor, con qual fronte? Ah! non fia vero. La gloria mia mi consigliò sin ora |
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BARS. |
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Amerà la mia gloria: andrà superbo Che la sua Cleonice |
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BARS. |
Ragionerai così. |
Questo cimento, Amica, io fuggirò. Non so se avrei Virtù di superarmi. È troppo avvezzo |