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Pietro Metastasio Demetrio IntraText CT - Lettura del testo |
ALC. |
Adorata regina, io più non credo Che di dolor si muora. È folle inganno L’ultime della vita ore funeste: Se fosse ver, non viverebbe Alceste. Ma, se questa produce In questo punto è compensata assai. |
ALC. |
Ah! se l’istessa Per me tu sei, come per te son io; S’è ver che posso ancora Tutto sperar da te, qual fu l’errore, Per cui tanto rigore |
ALC. |
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ALC. |
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ALC. |
Credi in Alceste? o con i dubbi tuoi Rimproverar mi vuoi Le paterne capanne? Io fra le selve, O lasciai questi sensi, o mai non gli ebbi. Quella beltà che non soggiace al giro Di fortuna e d’etade: amo il suo core; Che, adorna di se stessa E delle sue virtù, rende allo scettro |
Posso dunque sperar? |
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ALC. |
Qualunque legge |
Molto prometti. |
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ALC. |
E tutto adempirò. Non v’è periglio Sostenuto per te. N’andrò sicuro |
ALC. |
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E lasciarmi per sempre, e in altro cielo Viver senza di me. |
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ALC. |
Ma chi prescrive |
Il mio decoro, La giustizia, il dover, la gloria mia, Quella virtù, che tanto |
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ALC. |
E con tanta costanza |
Ah! tu non sai... |
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ALC. |
So che non m’ami, e lo conosco assai. (s’alza) Servi alla tua virtù, porta sul trono La taccia d’infedele. Io tra le selve Viva nel cor della mia fé tradita, Se pure il mio dolor mi lascia in vita. (in atto di partire) |
Deh! non partire ancor. |
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ALC. |
Del tuo decoro Troppo son io geloso. Un vil pastore Con più lunga dimora avvilirebbe |
Tu mi deridi, |
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ALC. |
Io sono Veramente l’ingrato! Io t’abbandono! La fede, i giuramenti, |
Io dal tuo labbro Tutto voglio soffrir. S’altro ti resta, Sfogati pur. Ma, quando Sazio sei d’insultarmi, almen per poco |
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ALC. |
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Non condannarmi ancor. M’ascolta e siedi. |
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ALC. |
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Fosti de’ miei pensieri Il più dolce pensier, creder potrai Quanto barbara sia Nel doverti lasciar la pena mia. Ma, in faccia a tutto il mondo, Ad eleggere un re, più col suo core Consigliarsi non può; ma deve, oh Dio! Tutti sacrificar gli affetti sui |
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ALC. |
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È ver: potrei Dell’arbitrio abusar, condurti in trono; Ma credi tu che tanti Ne soffrissero il torto? Insidie ascose, Aperti insulti e turbolenze interne Agiteriano il regno, Alceste e me. La debolezza mia, La tua giovane etade, i tuoi natali Sarian armi all’invidia. I nostri nomi Sarian per l’Asia in mille bocche e mille Vil materia di riso. Ah! caro Alceste, Mentiscano i maligni. Altrui d’esempio Sia la nostra virtù. Quest’atto illustre Compatisca ed ammiri Il mondo spettator. Dagli occhi altrui Qualche lagrima esiga il caso acerbo |
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ALC. |
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Va: cediamo al destin. Da me lontano Vivi felice; il tuo dolor consola. Poco avrai da dolerti Ch’io ti viva infedele, anima mia. Già da questo momento Io comincio a morir. Questo ch’io verso, |
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ALC. |
Perdono, anima bella, oh Dio! perdono. Regna, vivi, conserva (s’alza e s’inginocchia) Intatta la tua gloria. Io m’arrossisco |
ALC. |
Su quella mano, Che più mia non sarà, permetti almeno |
A DUE |
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ALC. |
Ma questo pianto mio Tutto non è dolor. È meraviglia, è amore, È pentimento, è speme; |