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Pietro Metastasio
Demetrio

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SCENA DECIMA

 

Alceste e poi Barsene

 

ALC.

Io Demetrio! Io l’erede

Del trono di Seleucia! e tanto ignoto

A me stesso fin or! Quante sembianze

Io vo cangiando! In questo giorno solo,

Di mia sorte dubbioso,

Son monarca e pastore, esule e sposo.

Chi t’assicura, Alceste,

Che la Fortuna stolta

Non ti faccia pastore un’altra volta?

BARS.

Fenicio è dunque il re?

ALC.

Lo scelse al trono

L’illustre Cleonice.

BARS.

Io ti compiango

Nelle perdite tue. Ma non potendo

La regina ottener, più non dispero

Che tu volga a Barsene il tuo pensiero.

ALC.

A Barsene?

BARS.

Io nascosi

Rispettosa fin or l’affetto mio.

Un trono, una regina eran rivali

Troppo grandi per me. Ma veggo al fine

Già sposa Cleonice,

Fenicio re, le tue speranze estinte;

Onde, a spiegar ch’io t’amo, altri momenti

Più opportuni di questi

Sceglier non posso.

ALC.

Oh quanto mal scegliesti!

 

Se tutti i miei pensieri,

Se mi vedessi il core,

Forse così d’amore

Non parleresti a me.

Non ti sdegnar se poco

Il tuo pregar mi move,

Ch’io sto con l’alma altrove

Nel ragionar con te. (parte)

 

 

 




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