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Pietro Metastasio
Demofoonte

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SCENA SESTA

 

Timante frettoloso, e detti.

 

TIM.

Dimmi, Cherinto: è questa

La frigia principessa?

CHER.

Appunto.

TIM.

Io deggio

Seco parlar. Per un momento solo

Da noi ti scosta.

CHER.

Ubbidirò. (Che pena!)

CRE.

Sposo, signor.

TIM.

Donna real, noi siamo

In gran periglio entrambi. Il tuo decoro,

La vita mia tu sola

Puoi difender, se vuoi.

CRE.

Che avvenne?

TIM.

I nostri

Genitori fra noi strinsero un nodo,

Che forse a te dispiace,

Ch’io non richiesi. I pregi tuoi reali

Sarian degni d’un nume,

Non che di me; ma il mio destin non vuole

Ch’io possa esserti sposo. Un vi si oppone

Invincibil riparo. Il padre mio

Nol sa, né posso dirlo. A te conviene

Prevenire un rifiuto. In vece mia,

Va, rifiutami tu. Di’ ch’io ti spiaccio;

Aggrava, io tel perdono,

I demeriti miei; sprezzami, e salva

Per questa via, che il mio dover t’addìta,

L’onor tuo, la mia pace e la mia vita.

CRE.

Come!

TIM.

Teco io non posso

Trattenermi di più. Prence, alla reggia

Sia tua cura il condurla. (a Cherinto partendo)

CRE.

Ah! dimmi almeno...

TIM.

Dissi tutto il cor mio,

Né più dirti saprei: pensaci. Addio! (parte)

 

 

 




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