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Pietro Metastasio Demofoonte IntraText CT - Lettura del testo |
Timante e poi Dircea, in bianca veste e coronata di
fiori tra le guardie ed i ministri del tempio.
TIM. |
Gran passo è la mia fuga. Ella mi rende E povero e privato. Il regno e tutte Io perderò. Ma la consorte e il figlio Voglion di più. Proprio valor non hanno Gli altri beni in se stessi, e li fa grandi La nostra opinion. Ma i dolci affetti E di padre e di sposo hanno i lor fonti Nell’ordine del tutto. Essi non sono Originati in noi Dalla forza dell’uso o dalle prime Idee, di cui bambini altri ci pasce: Già ne ha i semi nell’alma ognun che nasce. Fuggasi pur!... Ma chi s’appressa? È forse Il re: veggo i custodi. Ah! no; vi sono Ancor sacri ministri, e in bianche spoglie |
Al fine Ecco l’ora fatale, ecco l’estremo |
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TIM. |
E come! il padre... |
TIM. |
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TIM. |
È vero. |
Dove? |
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TIM. |
A raccorre Quanti amici potrò. Va pure. al tempio Sarò prima di te. (come sopra) |
TIM. |
Non v’è più che pensar. La mia pietade Già diventa furor. Tremi qualunque Oppormisi vorrà: se fosse il padre, |