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Pietro Metastasio Demofoonte IntraText CT - Lettura del testo |
TIM. |
Perché bramar la vita? e quale in lei Piacer si trova? Ogni fortuna è pena; È miseria ogni età. Tremiam, fanciulli, D’un guardo al minacciar; siam giuoco, adulti, Di Fortuna e d’Amor; gemiam, canuti, Sotto il peso degli anni. Or ne tormenta La brama d’ottenere; or ne trafigge Di perdere il timor. Eterna guerra Hanno i rei con se stessi; i giusti l’hanno Con l’invidia e la frode. Ombre, deliri, Sogni, follie son nostre cure; e quando Il vergognoso errore A scoprir s’incomincia, allor si muore. |
CHER. |
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TIM. |
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CHER. |
Che lagrime? che morte? Il più felice Tu sei d’ogni mortal. Placato il padre È già con te; tutto obbliò. Ti rende |
TIM. |
A poco a poco, Cherinto, per pietà! Troppe son queste, |
CHER. |
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TIM. |
E come il padre |
CHER. |
Il disse E l’eseguia; che inutilmente ognuno S’affannò per placarlo. Io cominciavo, |
TIM. |
In mio soccorso Creusa, che oltraggiai? |
CHER. |
Creusa. Ah! tutti Tu non conosci i pregi. E che non disse, Che non fe’ per salvarti? I merti tuoi Come ingrandì! Come scemò l’orrore Del fallo tuo! Per quante strade e quante Il cor gli ricercò! Parlar per voi La gloria, la pietà. Se stessa offesa E lo fece arrossir. Quand’io m’avvidi Che il genitor già vacillava, allora Volo (il Ciel m’inspirò), cerco Dircea: Con Olinto la trovo. Entrambi appresso Frettoloso mi traggo; e al regio ciglio Presento in quello stato e madre e figlio. Terminò la vittoria. O sia che l’ira Per soverchio avvampar fosse già stanca, O che allor tutte in lui Le sue ragioni esercitasse il sangue, Il re cedé, si raddolcì, dal suolo La nuora sollevò, si strinse al petto |
TIM. |
Oh caro padre mio! Cherinto, andiamo, Andiamo a lui! |
CHER. |
Recarti ei vuol. Si sdegnerà, se vede Ch’io lo prevenni. |
TIM. |
E tanto amore, e tanta Tenerezza ha per me, che fino ad ora La meritai sì poco? Oh, come chiari La sua bontà rende i miei falli! Adesso Li veggo, e n’ho rossor. Potessi almeno Disimpegnar la fé. Cherinto, ah! salva L’onor suo, tu che puoi. La man di sposo |
CHER. |
Che mi proponi, o prence! Ah! per Creusa, Sappilo al fin, non ho riposo; io l’amo Quanto amar si può mai. Ma... |
TIM. |
Che? |
CHER. |
Non spero |
TIM. |
Altro inciampo non v’è? |
CHER. |
Questo mi par. |
TIM. |
Disimpegna, o german: tu sei l’erede. |
CHER. |
Io? |
TIM. |
Sì. Già lo saresti, |
CHER. |
E il genitore... |
TIM. |
E il genitore almeno Non vedremo arrossir. Povero padre! Posso far men per lui? Che cosa è un regno A paragon di tanti |
CHER. |
Ah! perde assai |
TIM. |
Sempre è più quel che resta a chi la dona.
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CHER. |
Nel tuo dono io veggo assaiChe del don maggior tu sei: Nessun trono invidierei Mille moti in un momento |