Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Pietro Metastasio
Demofoonte

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

SCENA TERZA

 

Timante e poi Matusio con un foglio in mano.

 

TIM.

Oh figlio! oh sposa! oh care

Parti dell’alma mia! dunque fra poco

V’abbraccerò sicuro? È dunque vero

Che fino all’ore estreme,

Senza più palpitar, vivremo insieme?

Numi, che gioia è questa! A prova io sento

Che ha più forza un piacer d’ogni tormento.

MAT.

Prence! signor!

TIM.

Sei tu, Matusio? Ah! scusa

Se in vano al mar tu m’attendesti.

MAT.

Assai

Ti scusa il luogo in cui ti trovo.

TIM.

E come

Potesti mai qui penetrar?

MAT.

Cherinto

M’agevolò l’ingresso.

TIM.

Ei t’avrà dette

Le mie felicità.

MAT.

No: frettoloso

Non so dove correa.

TIM.

Gran cose, amico,

Gran cose ti dirò.

MAT.

Forse più grandi

Da me ne ascolterai.

TIM.

Sappi che in terra

Il più lieto or son io.

MAT.

Sappi che or ora

Scopersi un gran segreto.

TIM.

E quale?

MAT.

Ascolta

Se la novella è strana.

Dircea non è mia figlia: è tua germana.

TIM.

Mia germana Dircea! (turbato)

Eh! tu scherzi con me.

MAT.

Non scherzo, o prence.

La cuna, il sangue, il genitor, la madre

Hai comuni con lei.

TIM.

Taci! Che dici?

(Ah, nol permetta il Ciel!)

MAT.

Fede sicura

Questo foglio ne fa.

TIM.

(con impazienza)

Che foglio è quello?

Porgilo a me.

MAT.

Sentimi pria. Morendo,

Chiuso mel diè la mia consorte; e volle

Giuramento da me che, tolto il caso

Che a Dircea sovrastasse alcun periglio,

Aperto non l’avrei.

TIM.

Quand’ella adunque

Oggi dal re fu destinata a morte,

Perché non lo facesti?

MAT.

Eran tant’anni

Scorsi di già, ch’io l’obbliai.

TIM.

Ma come

Or ti sovvien?

MAT.

Quando a fuggir m’accinsi,

Fra le cose più care

Il ritrovai, che trassi meco al mare.

TIM.

Lascia al fin ch’io lo vegga. (con impazienza)

MAT.

Aspetta.

TIM.

Oh stelle!

MAT.

Rammenti già che alla real tua madre

Fu amicafedel la mia consorte,

Che in vita l’adorò, seguilla in morte?

TIM.

Lo so.

MAT.

Questo ravvisi

Reale impronto?

TIM.

Sì.

MAT.

Vedi ch’è il foglio

Di propria man della regina impresso?

TIM.

Sì; non straziarmi più. (con impazienza)

MAT.

(gli porge il foglio)

Leggilo adesso.

TIM.

(Mi trema il cor). (legge) ‘Non di Matusio è figlia,

Ma del tronco reale

Germe è Dircea. Demofoonte è il padre;

Nacque da me. Come cambiò fortuna

Altro foglio dirà. Quello si cerchi

Nel domestico tempio, a piè del nume,

dove altri non osa

Accostarsi che il re. Prova sicura

Eccone intanto: una regina il giura.

Argia.’

MAT.

Tu tremi, o prence!

Questo è più che stupor. Perché ti copri

Di pallorfunesto?

TIM.

(Onnipotenti dèi, che colpo è questo!)

MAT.

Narrami adesso almeno

Le tue felicità.

TIM.

Matusio, ah! parti.

MAT.

Ma che t’affligge! Una germana acquisti,

Ed è questa per te cagion di duolo?

TIM.

Lasciami, per pietà! lasciami solo! (si getta a sedere)

MAT.

Quanto le menti umane

Son mai varie fra lor! Lo stesso evento

A chi reca diletto, a chi tormento.

 

Ah ! che né mal verace,

vero ben si :

Prendono qualità

Da’ nostri affetti.

Secondo in guerra o in pace

Trovano il nostro cor,

Cambiano di color

Tutti gli oggetti. (parte)

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License