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Pietro Metastasio Didone abbandonata IntraText CT - Lettura del testo |
Appartamenti reali con tavolino e sedia.
ARA. A me, bella Selene, il chiedi in vano.
Io prigioniero e reo,
libero ed innocente in un momento,
fra' lacci il mio signor: il passo muovo
a suo prò nella reggia, e vel ritrovo.
SEL. Ah contro Enea v'è qualche frode ordita.
ma ti basti così.
il piacer di mirarti agli occhi miei.
SEL. Perché?
ARA. Tacer dovrei ch'io sono amante:
ma reo del mio delitto è il tuo sembiante.
il volto tuo, la tua virtù mi piace;
ma già pena il mio cor per altra face.
ARA. Quanto son sventurato!
narri almen le tue pene, ed io le ascolto.
tacer non posso, e palesar non oso.
ARA. Soffri almen la mia fede.
SEL. Sì, ma da me non aspettar mercede.
Se può la tua virtude
amarmi a questa legge, io tel concedo:
ma non chieder di più.
se non avrai mercé.
la tua, la mia costanza:
per te non v'è speranza,
non v'è pietà per me.