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Pietro Metastasio
Didone abbandonata

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Scena undicesima - Didone, Enea

 

DID. Incerta del mio fato

io più viver non voglio. È tempo ormai

che per l'ultima volta Enea si tenti.

Se dirgli i miei tormenti,

se la pietà non giova,

faccia la gelosia l'ultima prova.

ENEA Ad ascoltar di nuovo

i rimproveri tuoi vengo, o regina.

So che vuoi dirmi ingrato,

perfido, mancator, spergiuro, indegno:

chiamami come vuoi: sfoga il tuo sdegno.

DID. No, sdegnata io non sono. Infido, ingrato,

perfido, mancator più non ti chiamo;

rammentarti non bramo i nostri ardori:

da te chiedo consigli, e non amori.

Siedi.

ENEA (Che mai dirà?)

DID. Già vedi, Enea,

che fra nemici è il mio nascente impero.

Sprezzai fin ora, è vero,

le minacce e 'l furor; ma Iarba offeso,

quando priva sarò del tuo sostegno,

mi torrà per vendetta e vita e regno.

In così dubbia sorte

ogni rimedio è vano:

deggio incontrar la morte,

o al superbo african porger la mano.

L'uno e l'altro mi spiace, e son confusa.

Al fin femmina, e sola,

lungi dal patrio ciel, perdo il coraggio:

e non è meraviglia

s'io risolver non so: tu mi consiglia.

ENEA Dunque fuor che la morte,

o il funesto imeneo,

trovar non si potria scampo migliore?

DID. V'era pur troppo.

ENEA E quale?

DID. Se non sdegnava Enea d'esser mio sposo,

l'Africa avrei veduta

dall'Arabico seno al mar d'Atlante

in Cartago adorar la sua regnante:

e di Troia e di Tiro

rinnovar si potea... Ma che ragiono?

L'impossibil mi fingo, e folle io sono.

Dimmi, che far degg'io? Con alma forte

come vuoi, sceglierò Iarba, o la morte.

ENEA Iarba, o la morte! E consigliarti io deggio?

Colei, che tanto adoro,

all'odiato rival vedere in braccio!

Colei...

DID. Se tanta pena

trovi nelle mie nozze, io le ricuso:

ma, per tormi agl'insulti,

necessario è il morir. Stringi quel brando;

svena la tua fedele:

è pietà con Didone esser crudele.

ENEA Ch'io ti sveni? Ah! più tosto

cada sopra di me del Ciel lo sdegno:

prima scemin gli dei,

per accrescer tuoi giorni, i giorni miei.

DID. Dunque a Iarba mi dona. Olà.

ENEA Deh ferma.

Troppo, oh Dio! per mia pena

sollecita tu sei.

DID. Dunque mi svena.

ENEA No, si ceda al destino: a Iarba stendi

la tua destra real. Di pace priva

resti l'alma d'Enea, purché tu viva.

DID. Giacché d'altri mi brami,

appagarti saprò. Iarba si chiami.

Vedi quanto son io

ubbidiente a te.

ENEA Regina, addio.

DID. Dove, dove? T'arresta.

Del felice imeneo

ti voglio spettatore.

(Resister non potrà).

ENEA (Costanza, o core).

 

 




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