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Pietro Metastasio Didone abbandonata IntraText CT - Lettura del testo |
io più viver non voglio. È tempo ormai
che per l'ultima volta Enea si tenti.
faccia la gelosia l'ultima prova.
i rimproveri tuoi vengo, o regina.
perfido, mancator, spergiuro, indegno:
chiamami come vuoi: sfoga il tuo sdegno.
DID. No, sdegnata io non sono. Infido, ingrato,
perfido, mancator più non ti chiamo;
rammentarti non bramo i nostri ardori:
da te chiedo consigli, e non amori.
che fra nemici è il mio nascente impero.
le minacce e 'l furor; ma Iarba offeso,
quando priva sarò del tuo sostegno,
mi torrà per vendetta e vita e regno.
o al superbo african porger la mano.
L'uno e l'altro mi spiace, e son confusa.
lungi dal patrio ciel, perdo il coraggio:
e non è meraviglia
s'io risolver non so: tu mi consiglia.
ENEA Dunque fuor che la morte,
trovar non si potria scampo migliore?
ENEA E quale?
DID. Se non sdegnava Enea d'esser mio sposo,
dall'Arabico seno al mar d'Atlante
in Cartago adorar la sua regnante:
rinnovar si potea... Ma che ragiono?
L'impossibil mi fingo, e folle io sono.
Dimmi, che far degg'io? Con alma forte
come vuoi, sceglierò Iarba, o la morte.
ENEA Iarba, o la morte! E consigliarti io deggio?
Colei, che tanto adoro,
all'odiato rival vedere in braccio!
Colei...
trovi nelle mie nozze, io le ricuso:
necessario è il morir. Stringi quel brando;
è pietà con Didone esser crudele.
ENEA Ch'io ti sveni? Ah! più tosto
cada sopra di me del Ciel lo sdegno:
prima scemin gli dei,
per accrescer tuoi giorni, i giorni miei.
DID. Dunque a Iarba mi dona. Olà.
sollecita tu sei.
ENEA No, si ceda al destino: a Iarba stendi
la tua destra real. Di pace priva
resti l'alma d'Enea, purché tu viva.
DID. Giacché d'altri mi brami,
appagarti saprò. Iarba si chiami.
Vedi quanto son io
ubbidiente a te.
ti voglio spettatore.
(Resister non potrà).