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Pietro Metastasio
Didone abbandonata

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Scena ottava - Didone, Osmida

 

DID. Va crescendo

il mio tormento;

io lo sento

e non l'intendo:

giusti dei, che mai sarà!

OSM. Deh regina, pietà!

DID. Che rechi, amico?

OSM. Ah no, così bel nome

non merta un traditore,

d'Enea, di te nemico e del tuo amore.

DID. Come!

OSM. Con la speranza

di posseder Cartago,

m'offersi a Iarba: ei m'accettò: si valse

fin or di me: poi per mercé volea

l'empio svenarmi; e mi difese Enea.

DID. Reo di tanto delitto hai fronte ancora

di presentarti a me?

OSM. Sì, mia regina.

Tu vedi un infelice,

che non spera il perdono e nol desia:

chiedo a te per pietà la pena mia.

DID. Sorgi. Quante sventure!

Misera me, sotto qual astro io nacqui!

Manca ne' miei più fidi...

 




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