- ATTO TERZO
- Scena quindicesima - Didone, Osmida
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DID. I miei casi infelici
favolose memorie un dì saranno:
e forse diverranno
soggetti miserabili e dolenti
alle tragiche scene i miei
tormenti.
OSM. È perduta ogni speme.
DID. Così presto ritorni?
OSM. In vano, oh Dio!
tentai passar dal tuo soggiorno
al lido:
tutta del Moro infido
il minaccioso stuol Cartago
inonda.
Fra le strida e i tumulti
agl'insulti degli empi
son le vergini esposte, aperti i
tempii:
né più desta pietade
o l'immatura o la cadente etade.
DID. Dunque alla mia ruina
più riparo non v'è?
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