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Pietro Metastasio Ezio IntraText CT - Lettura del testo |
FUL. |
Che uno sfogo conceda al mio rispetto. Prometti la mia destra; indi m’imponi Di Cesare l’amore; e m’assicuri Che di lui non sarò. Servo al tuo cenno, |
MASS. |
Io d’ingannarti, o figlia, |
FUL. |
Chi della tua consorte Insultò l’onestà? Così ti scordi |
MASS. |
Vieni al mio seno, Degna parte di me. Quell’odio illustre Ciò che dovrei celar. Sappi che ad arte Dell’onor mio dissimulai le offese. Il luogo alla vendetta. Ora è vicina: Eseguirla dobbiam. Sposa al tiranno, Tu puoi svenarlo: o almeno Agio puoi darmi a trapassargli il seno. |
FUL. |
Coll’idea di tradirlo? Il reo disegno Mi leggerebbe in faccia. A’ gran delitti È compagno il timor. L’alma ripiena Tutta della sua colpa Teme se stessa. È qualche volta il reo |
MASS. |
L’odia ciascuno: |
FUL. |
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MASS. |
Tu l’odio mi rammenti, e poi dimostri Che disapprovi in me! |
FUL. |
Se libera ti parlo. Un tradimento Io non consiglio, allora |
MASS. |
Io ti credea, Fulvia, più saggia e men soggetta a questi |
FUL. |
Ah! non son questi Que’ semi di virtù, che in me versasti Da’ miei primi vagiti infino ad ora. M’inganni adesso o m’ingannasti allora? |
MASS. |
Vuol massime diverse. Altro a’ fanciulli, Altro agli adulti è d’insegnar permesso. Allora io t’ingannai. |
FUL. |
Che l’amor di virtù nasce con noi, Che da’ principii suoi L’alma ha l’idea di ciò che nuoce o giova, Mel dicesti; io lo sento; ognun lo prova. E, se vuoi dirmi il ver, tu stesso, o padre, L’orror d’un tradimento, orror ne senti. Ah! se cara io ti sono, |
MASS. |
Taci, importuna. Io t’ho sofferta assai. Non dar consigli, o, consigliar se brami, Rammenta ch’io son padre e tu sei figlia.
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FUL. |
Io lo so; ma in questi accenti Non son io chi ti consiglia: |