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Pietro Metastasio
Ezio

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SCENA DODICESIMA

 

Onoria e Fulvia

 

FUL.

A Cesare nascondi,

Onoria, i suoi trasporti. Ezio è fedele:

Parla così da disperato amante.

ONOR.

Mostri, Fulvia, al sembiante

Troppa pietà per lui, troppo timore.

Fosse mai la pietà segno d’amore?

FUL.

Principessa, m’offendi. Assai conosco

A chi deggio l’affetto.

ONOR.

Non ti sdegnar così: questo è un sospetto.

FUL.

Se prestar si dovesse

Tanta fede ai sospetti, Onoria ancora

Dubitar ne faria. Ben da’ tuoi sdegni,

Come soffri un rifiuto, anch’io m’avvedo:

Dovrei crederti amante, e pur nol credo.

ONOR.

Anch’io, quando m’oltraggi

Con un sospetto al fasto mio nemico,

Dovrei dirti «arrogante», e pur nol dico.

 

Ancor non premi il soglio,

E già nel tuo sembiante

Sollecito l’orgoglio

Comincia a comparir.

Così tu mi rammenti

Che i fortunati eventi

Son più d’ogni sventura

Difficili a soffrir. (parte)

 

 

 




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