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Pietro Metastasio
Ezio

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SCENA QUATTORDICESIMA

 

Valentiniano, Massimo e Fulvia

 

VAL.

Ingratissima donna, e quando mai

Io da te meritai questa mercede?

Vedi, amico, qual fede

La tua figlia mi serba?

MASS.

Indegna! e dove

Imparasti a tradir? Così del padre

La fedeltade imìti? E quando avesti

Questi esempi da me?

FUL.

Lasciami in pace,

Padre; non irritarmi: è sciolto il freno.

Se m’insulti, dirò...

MASS.

Taci, o il tuo sangue...

VAL.

Massimo, ferma. Io meglio

Vendicarmi saprò. Giacché m’aborre,

Giacché le sono odioso,

Voglio per tormentarla esserle sposo.

FUL.

Non lo sperar.

VAL.

Ch’io non lo speri? Infida,

Non sai quanto potrò...

FUL.

Potrai svenarmi;

Ma per farmi temer debole or sei.

Han vinto ogni timore i mali miei.

 

La mia costanza

Non si sgomenta;

Non ha speranza,

Timor non ha.

Son giunta a segno

Che mi tormenta,

Più del tuo sdegno,

La tua pietà. (parte)

 

 

 




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