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Pietro Metastasio
Ipermestra

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SCENA QUARTA

 

Plistene, poi Linceo

 

PLIST.

Di qual nemico ignoto

Ha da temer Linceo? Perché non deggio

Del suo rischio avvertirlo? E con qual arte

Impedir potrò mai...

LIN.

Ipermestra dov’è?

PLIST.

(confuso)

Nol so.

LIN.

(turbato)

Nol sai?

 

Era teco pur or.

PLIST.

Sì... Ma... Non vidi

Dove rivolse i passi, e non osai

Spiarne l’orme.

LIN.

(con ironia)

Il tuo rispetto ammiro.

 

Rinvenirla io saprò. (vuol partire)

PLIST.

(agitato)

Senti.

LIN.

Che brami?

PLIST.

Molto ho da dirti.

LIN.

Or non è tempo. (vuol partire)

PLIST.

Amico,

Fermati; non partir.

LIN.

 Tanto t’affanni

Perch’io non vada ad Ipermestra?

PLIST.

Andrai:

Per or lasciala in pace.

LIN.

In pace? Io turbo

Dunque la pace sua? Dunque tu sai

Che in odio le son io.

PLIST.

No.

LIN.

Che ad alcuno

Dispiaccia il nostro amor?

PLIST.

Nulla so dirti;

Tutto si può temer.

LIN.

Senti, Plistene:

Se temerario a segno

Si trova alcun che a defraudarmi aspiri

Un cor che mi costò tanti sospiri;

Se si trova un audace,

Che la bella mia face

Pensi solo a rapir, di’ che paventi

Tutto il furor d’un disperato amante.

Digli che un solo istante

Ei non godrà del mio dolor; che andrei

A trafiggergli il petto,

Se non potessi altrove,

Sul tripode d’Apollo, in grembo a Giove.

PLIST.

(Son fuor di me).

 

 

 




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