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Pietro Metastasio
L'eroe cinese

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SCENA SETTIMA

 

Leando, e Siveno con Manderini.

 

LEAN.

Onde sì lieto? e dove

T’affretti, o figlio?

SIV.

A’ piedi tuoi. (s’inginocchia, e seco alcuni de’ suoi seguaci)

LEAN.

Che fai?

Sorgi. E voi, che chiedete? (agli altri)

SIV.

Il nostro, o padre,

Monarca in te.

LEAN.

Figlio, ah che dici!

SIV.

Al fine...

LEAN.

Sorgete, o non v’ascolto. (si levano)

SIV.

Al fin corona

I tuoi meriti il Ciel. Di tanti regni,

Conservati da te, per te felici,

Pieni de’ tuoi trofei,

Se fosti padre, imperadore or sei.

LEAN.

Come!

SIV.

I duci, il Senato,

I ministri del Ciel, gli Ordini tutti

Chiedon, signor, l’assenso tuo; l’esige

Il pubblico desio; del vuoto soglio

Lo dimanda il periglio;

Ed a nome d’ognun l’implora un figlio.

LEAN.

(Tu vorresti, o fortuna,

Di mia trionfar: no, la mia fede

Al tuo non cede insidioso dono,

E a farla vacillar non basta un trono).

SIV.

Tu pensi, o padre!

LEAN.

E ne stupisci? Ah! sai

Di che peso è un diadema, e quanto sia

Difficile dover dare a’ soggetti

Leggi ed esempi? inspirar loro insieme

E rispetto ed amore? a un tempo istesso

Esser giudice e padre,

Cittadino e guerrier? Sai d’un regnante

Quanti nemici ha la virtù? Sai come

All’ozio, agli agi, alla ferocia alletta

La somma podestà? come seduce

La lusinga e la frode,

Che ogni fallo d’un re trasforma in lode?

SIV.

Il so. Tu mi spiegasti

Di questo mare immenso

Tutti i perigli.

LEAN.

Ed hai stupor s’io penso?

SIV.

Quando esperto è il nocchiero...

LEAN.

Andate, amici.

(a’ Manderini che, ricevuto l’ordine, partono)

Si raccolga il Senato: ivi i miei grati

Sensi udirete. E tu frattanto al tempio

Sieguimi, o figlio. Ivi il gran nume adora,

E fausto il Cielo a’ miei disegni implora. (misterioso)

 

Nel cammin di nostra vita,

Senza i rai del Ciel cortese

Si smarrisce ogni alma ardita,

Trema il cor, vacilla il piè.

A compir le belle imprese

L’arte giova, il senno ha parte;

Ma vaneggia il senno e l’arte

Quando amico il Ciel non è. (parte)

 

 

 




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