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Pietro Metastasio
Lettere

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16 - A GIUSEPPE PERONI - ROMA

 

Vienna 8 gennaio 1735.

 

A dispetto delle modestissime preparazioni che si vanno facendo in Roma per la rappresentazione delle mie due opere, il sentir parlar solamente de' nostri teatri, il figurarmi il vespaio di questi nostri inquietissimi abatini, la gara delle belle cacciatrici, il calor delle fazioni, la moltiplicità dei giudizi e quel bulicame universale che costì si risveglia in somigliante stagione mi fa stare in quella inquieta intolleranza colla quale stanno i cavalli barberi al canape aspettando il momento della libertà. E se le pubbliche circostanze influissero meno su le private, avrei senza fallo ottenuta per quest'anno la permissione di venire per alcun tempo a respirare l'aria paterna ed a purgarmi nel Tevere della fuliggine che mi va insensibilmente ricoprendo coll'assiduo fumo di queste stufe: ma questo per ora non è possibile; onde converrà accomodarsi al mondo, giacché non si può accomodare il mondo a noi.

Voi l'intendete assai bene, facendo da pacifico spettatore nelle concorrenti vicende teatrali. Desidererei che il nostro Bulgarelli non si lasciasse trasportare a segno dal zelo di assistere alle mie opere, che avesse da incontrare anch'egli qualche amarezza. A proposito di ciò, non ricevo in questo ordinario lettere né dal suddetto né da mio fratello. Non so figurarmi onde nasca la mancanza. Dalla posta no certo, perché ho ricevute le altre di Roma; e mi parrebbe troppo strano che si corrispondesse così male alla mia non interrotta premura d'informarli regolatamente ogni ordinario dello stato di mia salute; tanto più che questa piccola fatica in loro è alternativa, per mio consenso, e però più leggera della mia, che sono solo. Ricordatevi, vedendoli, di farne loro a mio nome una fraterna rimostranza.

Leggerò, e consegnerò al padre Timoteo, la parte della vostra lettera che gli appartiene: intanto io, approfittandomi dell'opportunità, l'ho letta, e non ho lasciato di accompagnarla colle dovute risate. I miei soliti sinceri rispetti alla gentilissima signora Caterina; e voi, come solete, amatemi, comandatemi e credetemi.

 

 




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