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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
42 - AD ANNA FRANCESCA PIGNATELLI DI BELMONTE - NAPOLI
Il veneratissimo foglio di Vostra Eccellenza de' 22 settembre è venuto a trovarmi in Moravia, dove in aria bellicosa vado esercitando la pazienza de' fagiani e delle lepri: delle quali per altro non iscemerà molto per colpa mia l'abbondanza, essendo infinitamente minori le stragi che le minacce. Abbiam fin ora goduta, e qui ed in Frain, la più ridente stagione che potesse desiderarsi: ma da quattro giorni in qua è comparso inaspettatamente l'inverno teutonico con tutto il suo magnifico treno: e senza aver mandato innanzi il minimo precursore del suo arrivo. Tutto è ricoperto di neve. Il fiume, non che i laghi e gli stagni, si sono in un tratto saldissimamente gelati: ed una sottilissima auretta, spirante da' sette gelidi Trioni ci rende i suoi omaggi fin dentro alle nostre più interne e custodite camere, nelle quali ci siamo fortificati. Con tutto questo improvviso e stravagantissimo cambiamento della natura io, che non era nato per la strepitosa magnificenza delle Corti ma per l'oziosa più tosto tranquillità d'Arcadia, ritrovo qui tuttavia, a dispetto degli allettamenti cittadini, moltissimo di che compiacermi. Mi diletta quell'uniforme candore che per così gran tratto di terreno io mi veggo d'intorno: mi piace quel concorde silenzio di tutti i viventi. Mi trattiene quell'andar ricercando con gli occhi le conosciute vie, gli alberi, i campi, i cespugli, i tuguri pastorali, e tutti quei noti oggetti, de' quali la caduta neve ha cambiato affatto il colorito, ma conservato rispettosamente il disegno; considero con sentimento di gratitudine che quell'amico bosco che mi difendeva poc'anzi con l'ombra da' fervidi raggi del sole or mi somministra materia onde premunirmi contro l'indiscretezza della fredda stagione; insulto con diletto all'inverno, ch'io veggo ma non provo nella costante primavera del nostro tepido albergo: ma quello di che, per impulso d'amor proprio, io più sensibilmente mi compiaccio, è l'andarmi convincendo che al pari delle altre stagioni abbia l'inverno ancora i suoi comodi, le sue bellezze e i suoi vantaggi.
Tornando in Vienna (che sarà ben presto) riprenderò fra le mani la mia Poetica, per vedere se l'ho lasciata in istato di mostrarsi o se ha bisogno di nuove carezze.
La signora contessa d'Althann, che ha veramente ritratto quest'anno sensibil vantaggio dalla sua villeggiatura, teneramente l'abbraccia.
La supplico d'assicurar del mio rispetto il signor principe ed il signor marchese, ed a credermi col solito riverente ossequio.