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Pietro Metastasio
Lettere

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69 - AD ANTONIO TOLOMEO TRIVULZIO - MILANO

 

Vienna 17 febbraio 1755.

 

Tutti i miei pensieri peccaminosi, veneratissimo Fracastoro, nel corso del passato carnevale si sono ridotti alla replicata lettura dell'ultima vostra affettuosissima lettera: questa mi ha fatto ritrovare nella costanza del tenero amor vostro una eccessiva compiacenza di me medesimo, che ne sono l'oggetto, e non mi sento ancora disposizioni interne alla risipiscenza. Spero che in virtù del vostro esemplar ritiro, che m'accennate, vi conoscerete in obbligo di moderare l'espressioni seduttrici della mia modestia: onde io non trovi ostacoli così insuperabili a santificarmi in questi giorni di penitenza.

Qui noi per fomento della nostra divozione abbiamo tre volte per settimana concerti spirituali nel pubblico teatro vicino alla Corte. Vi si ascoltano con prudente alternativa arie e cantate sacre o morali: Oratorii, Salmi volgarizzati, Cori, Madrigali, Sinfonie, Capricci, e quanto di elegante han saputo imaginare i santi padri dell'armonia. Si fan venire dai quattro cardini della terra i cantori e le sirene le più atte ad insinuar nell'anime per mezzo delle incantatrici loro voci le massime della più soda e rigorosa pietà. Gratz ci ha già mandata la signora Rosa Costa soprana d'una maturità superiore ad ogni pericolo: Monaco un giovane tenore chiamato Bartolotti: Praga un di quei martiri, qui se castraverunt ma non propter regnum coelorum, il quale ha nome Tenducci, e si fa chiamar Senesino: Venezia ci fa sospirare la signora Cochetta, astro novello del ciel musicale, spuntato per la prima volta sull'emisfero adriatico e concesso per breve tempo ai voti della supplice Germania, bisognosa d'illuminarsi. Il campo poi di battaglia ostenta tutto il fasto della magnificenza e tutta la delicatezza del buon gusto; la numerosa orchestra ed i molti cantori che servono ne' cori sono elevati sul palco in ben disposte scalinate, e circondati da una scena d'ottima architettura: le logge all'intorno sono tutte esteriormente illuminate: pendono dal soffitto sui popoli spettatori quantità di lampadari di cristallo tutti ricchissimi di candele: e la platea divisa in tre piani a guisa d'una artificiosa cascata d'acqua si abbassa per intervalli fino alle radici del nostro Parnaso. Nel piano più depresso si raccolgono i malenconici ed i dilettanti: in quello di mezzo le dame ed i cavalieri, che per fuggir l'ozio e le lubriche occasioni si sacrificano pazientemente a qualche innocente cometa, o a qualche divoto picchetto, e nel più lontano e sollevato i curiosi di prospettiva. La modestia incanta, il concorso edifica ed il frutto che se ne spera ci rende superbi dell'invenzione.

Ma la materia mi ha sedotto: ho riempito il foglio senza dirvi la metà di quello che m'era proposto. Vi risparmio per oggi, e mi restringo ad incaricarvi delle mie riverenze per l'impareggiabile figlia; de' miei abbracci per il generale, e delle mie tenere proteste di rispetto per voi.

 

 

 




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