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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
72 - AD ANTONIO BERNACCHI - BOLOGNA
Quando non avesse altro merito il signor Carlani che quello d'avermi procurata una testimonianza della memoria e della parzialità del mio caro signor Bernacchi, sarebbe già in diritto di pretendere tutte le mie premure per lui. Ora immaginate, caro amico, quali saranno per una persona che voi avete formata, che amate, che approvate e che raccomandate? Io spero che il suo merito non vi farà conoscere la mia insufficienza; per altro permettetemi che così in passando io vi avverta che la mia facoltà resta molto al di sotto del buon volere. Intanto per vostra consolazione vaglia quella che ho provata io nel veder già due volte e la stima e l'applauso comune col quale è stato accolto e ascoltato in queste nostre accademie il vostro raccomandato, a cui la qualità di vostro scolare (che io ho avuto gran cura di pubblicare) non ha servito di picciolo sostegno.
Voi deplorate saviamente lo stato lagrimevole della nostra musica, o per dir meglio de' nostri musici, per non addossare alle arti i peccati degli artisti; ma io, in virtù di quella tintura di profezia che non si nega ai poeti, vi predico che la risipiscenza è vicina, appunto perché l'errore non può andar più innanzi, perché tutte le cose umane sono soggette a cambiamento, e perché ogni cambiamento sarà guadagno. Già la giustizia del pubblico punisce sensibilmente i nostri cantori, avendoli ridotti al vergognoso impiego di servir d'intermezzo a' ballerini, e con somma ragione; poiché avendo rinunziato i musici all'espressione degli affetti, non grattano più che l'orecchio; e i ballerini per l'opposto avendo incominciato a rappresentarli, procurano d'insinuarsi nel cuore.
Intanto che si faccia questa crisi conservatevi voi, caro amico, per guida e modello de' penitenti, e rendete amore alla perfetta affettuosa stima del vostro.