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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
79 - A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - MADRID
Oh che tabacco! oh che nettare di Giove! oh che delicata, oh che lussuriosa droga! Finalmente avanti ieri (e non prima) giunse la sospirata cassetta dopo mille inciampi, ritegni ed errori più strani di quelli di Ulisse. E pure è giunta in ottimo stato, senza aver sofferta la minima alterazione in così lungo viaggio. Appena ricevuta il mio naso impaziente ne fece il saggio: trovai tre specie di tabacco tutte ottime: ma quello de' due vasi sopra i quali era scritto habana lascia indietro le altre due sorti quanto il mio gemello ha lasciato indietro qualunque eroe dell'armonica famiglia. In questi due giorni tutti i nasi intelligenti del paese l'hanno ammirato e invidiato: ed io ingrasso nella vanagloria che tutte le tabacchiere più superbe della città cedono senza contrasto alla mia. E come non v'è talpa che non sia pienamente informata della nostra gemellaggine, quando nelle compagnie la mia habana va in giro, sento un dolce mormorio, che ripetendo il caro nome del mio gemello ne esalta il fino discernimento non meno nelle grandi che nelle picciole cose. Figuratevi il mio gradimento, e s'io posso non esser vostro, avendomi voi preso così bene per il naso.
Quando voi mi ridimandaste le lettere della signora Parigi, tremai d'aver fatta la balordaggine di bruciarle: poiché per evitar la confusione io soglio condannare al fuoco tutte le lettere alle quali ho risposto, quando non racchiudano affare pendente. Ma, lode al Cielo, le avea conservate, le ho rinvenute, e ve le rimando. Pure non posso, caro gemello, trattenermi di dirvi che voi siete troppo buon cristiano: e che date troppo peso alle follie delle nostre Ninfe tragicomiche, che non meritano se non riso: o al più compassione. Desidero che la nostra signora Gabrielli sia l'eccezione della regola. Ella mi commette di riverirvi: e protesta che voi sarete la sua Cinosura: ed ambisce e sospira che voi vogliate accettarla per vostra pupilla.
Non vi ho scritto da lungo tempo, parte per non seccarvi sul niente mentre vi sapevo occupatissimo, parte perché aspettavo di momento in momento il tabacco: e parte perché la mia pertinace flussione negli occhi (che si è umanizzata, ma non è finita ancora) mi avea reso molto penoso il leggere e lo scrivere. Ed è mia qualità invidiabile che quando un malanno mi si mette indosso non trova la strada d'abbandonarmi: vedete quanto è amabile la mia compagnia.
Le mie Muse più pettegole che mai appena vengono a vedermi, tirate per i capelli quando ho bisogno di loro per le mie serenissime padroncine, che tutte si son date alla musica. Per altro, s'io avess'incontrato un soggetto che mi solleticasse le farei venir malgrado loro per secondare lo golìo del mio gemello. Ma dopo aver tanto scritto, non è facile il trovare soggetto che non mi esponga ad incontrarmi con me medesimo. Nulla di meno voi mi state nel core: penso a voi; e quando vi dirò ti prometto amor sarà legge inviolabile. Intanto scusatemi delle picciole cose; esse costano quanto le grandi, perché il duro sta nell'invenzione e non nel numero de' versi: e poi non fanno lo stesso onore. Se volete metter le mie Muse di buon umore datemi nuove più allegre della vostra salute: considerate il mio naso come vostro schiavo per tutta l'eternità: e riamate il fedelissimo vostro gemello.