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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
Non ho trascurato per negligenza di rispondere all'ultimo gentilissimo foglio di V. S. illustrissima; ma le rare occasioni di ritrovarmi io con gli abitanti del vortice luminoso mi hanno obbligato a differir questo mio dovere sino ad aver sodisfatto all'altro di ubbidirla appresso il nostro degnissimo signor conte di Kevenüller. Ho trovato che avea già egli risposto a V. S. illustrissima, onde sapendo ella i di lui sentimenti originalmente, non mi resta su tal proposito se non se assicurarla che questo amabilissimo cavaliere parla di lei con espressioni di stima e di parzialità che provano ad evidenza il distinto pregio in cui egli tiene i colti di lei talenti e le tante altre invidiabili qualità che l'adornano. Contegno, per mio avviso, che onora moltissimo non meno il bel cuore che l'esquisito di lui giudizio.
Pare dalla sua lettera ch'ella non approvi il sistema di vita ch'io amo ed ho creduto necessario d'eleggere. Prima di deciderne perentoriamente, incominci V. S. illustrissima a considerare ch'ella è costì nella platea del teatro in cui io mi trovo: e che la sua situazione la defrauda della vista di tuttociò che succede sul palco e dietro le scene: onde che non può molto fidarsi della solidità di quei raziocini che han per fondamento un'illusione. Dopo di ciò metta in conto che il mio genio naturale, quanto mi ha dall'infanzia portato alla scelta e ristretta società, tanto mi ha reso all'incontro rincrescevole ed intolerabile lo strepito, il disordine ed il tumulto, nemico capitale delle Muse, fra le quali ho dovuto passare i miei giorni. Aggiunga a tutto questo che da' primi anni ch'io mi traspiantai in questo terreno fui convinto che la nostra poesia non vi alligna se non se quanto la musica la condisce o la rappresentazione l'interpreta: onde tutte le imagini pellegrine, le scelte espressioni, l'eleganza della locuzione, l'incanto dell'interna armonia de' nostri versi e qualunque lirica bellezza è qui comunemente sconosciuta, e per conseguenza non apprezzata se non che su la fede de' giudici stranieri. Quindi potrà V. S. illustrissima avere osservato che in trent'anni ormai di soggiorno non interrotto in questo paese io ho lasciato passare tutte le molte occorse strepitose occasioni senza scrivere mai né pure un verso lirico sopra di esse, toltone un unico sonetto sulla prima vittoria del maresciallo Daun, che non potei ricusare senza villania ad un espresso e capriccioso comando di chi credea obbligarmi con tal commissione. Il motivo di poter esser utile a' miei simili sarebbe il più violento per farmi cambiar sistema; ma non creda V. S. illustrissima che il diventar stromento efficace sia così agevole operazione. Io ignoro la maggior parte degl'ingredienti di questa ricetta: onde se non mi è riuscito di giovare altrui con le mie ciance canore, io temo che uscirò dal mondo senza aver adempito questo primo debito di chi nasce. Me ne consoli ella intanto con la continuazione della sua benevola padronanza, e mi creda sempre con rispetto eguale alla stima.