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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
96 - A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - BOLOGNA
L'impertinenza de' vostri cancherini, che (secondo il tenore dell'ultima del 29 novembre) vi hanno obbligato a trincierarvi in letto mi ha messo in collera. Vi sono tanti animali malefici sopra i quali potrebbero divertirsi con profitto dell'umanità: perché tormentare i galantuomini nati per diletto e per soccorso de' loro simili? Ma non entriamo ne' misteri della Providenza. Il buon umore che regna nella vostra lettera mi fa sperare che avrete debellati questi nemici domestici: e ne sospiro confermazione.
Quando la mia macchina dovesse trasportarsi per alcun tempo verso il levante, amico gemello, io non sceglierei mai il tempo nel quale sono in moto gli astri maggiori settentrionali. Come uscir sano da questo tumulto? Concorso di viandanti, scarsezza d'alloggi, impotenza di cavalli, soverchierie de' superiori, impertinenze de' subalterni. Maestri di poste scorticatori, postiglioni inesperti e temerari, osterie saccheggiate, strade scomposte, disordine, confusione, fretta, scarsezza e mille altri inaspettati malanni per tutto. Oh povero me! Il solo pensiero mi fa raccapricciare. In trentatré anni sonati ch'io sono in questo antico vortice ho procurato, e mi è riuscito di evitar sempre somiglianti imprese: or pensate se a questa stagione sarei abile d'intraprendere un cimento così temerario: io che da molti anni vivo in questa imperial residenza come un eremita ne' deserti della Tebaide: e che non metto un piede in Corte se non quando un comando de' miei clementissimi sovrani viene ad illuminare il mio tugurio, e mi conduce alla Reggia. Amico gemello, se non incominciamo ad aprir gli occhi all'età nostra, quando gli apriremo mai più.
Addio: raccomandatemi alle vostre cicale, ch'io non lascio di parlar di voi con le mie oche. Ma soprattutto pensate a conservarvi e a conservare un così caro individuo. Il vostro.