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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
109 - A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Nel fine della scorsa settimana il signor conte Piccolomini m'inviò il vostro aspettato piego, a lui pervenuto da Firenze con l'occasione d'un corriere di là a questa Corte spedito. L'aver dovuto aspettare tale opportunità è stata l'inevitabile cagione della lunga tardanza.
Ho letto subito avidamente, e poi attentamente riletto il vostro filosofico trattatino. Mi sono compiaciuto della solida maniera di pensare che in esso costantemente regna; ho applaudito alla scelta e florida latina elocuzione, ed ho con giusta lode fra me stesso approvato che così savie, cristiane e lucide verità siano il più grato impiego dell'ozio vostro. Onde me ne congratulo non solo con voi ma con me medesimo, cui l'amor vostro ha comunicato qualche parte del merito di così giovevoli meditazioni, dirigendomene l'esposizione. Guardatevi per altro, fratello carissimo, di render pubblico con le stampe cotesto quanto si voglia meritevolissimo lavoro. L'ingiusto premio che ritrarrebbero da tal pubblicazione i vostri dotti sudori sarebbero le beffe di tutti i moderni filosofi illuminati e de' loro innumerevoli seguaci, che inondano oggidì i penetrali del santuario non che i portici ed i licei. La vostra filosofia, appunto perché verace e cristiana, non è la filosofia della moda, e sarebbe follia lo sperare che la verità esigesse rispetto da costoro, predicata da voi, quando appresso de' medesimi sono soggetti di riso l'istesse venerabili sorgenti donde le vostre esortazioni derivano. Non ignorano già questi ciò che voi dite, ma negano senza riserva i principii che sono per noi indubitati e non bisognosi di prova, e sopra de' quali i nostri argomenti si fondano; onde immaginate donde converrebbe incominciar per combatterli. Quando ancora aveste spalle proporzionate a tal peso lo portereste per ora inutilmente, poiché gli urli e le derisioni de' difensori della comoda libertà di pensare e della suprema autorità della natura, ma separata dal secondo loro ingiurioso aggiunto di ragionevole, soffocherebbero la vostra voce e non sareste ascoltato. Onde vi esorto a non desistere da così commendabili applicazioni: ma proponendovi unicamente per sufficiente premio delle medesime il gradito impiego dell'ozio vostro, l'interna vostra tranquillità e la testimonianza che lascierete a' posteri ne' vostri scritti d'esservi saputo conservare illeso nell'universale epidemia del nostro secolo.
Addio. Questa risponde alla vostra del 28 giugno. Comunicate i miei abbracci con la sorella, e credetemi.