CORO
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Lungi lungi fuggite fuggite,
Cure ingrate, molesti pensieri;
No, non lice del giorno felice
Che un istante si venga a turbar.
Dolci affetti, diletti sinceri
Porga Amore, ministri la Pace,
E da'moti di gioia verace
Lieta ogni alma si senta agitar.
Lungi lungi fuggite fuggite,
Cure ingrate, molesti pensieri;
No, non lice del giorno felice
Che un istante si venga a turbar.
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LIC.
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Fumin le tazze intorno
Di cretense liquor.
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DEID.
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Pirra, lo sai:
Se di tua man non viene,
L'ambrosia degli dèi
Vil bevanda parrebbe a'labbri miei.
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ACH.
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Ubbidisco. Ah! da questa
Ubbidienza mia
Vedi se fido sia di Pirra il core.
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TEAG.
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(Che strano affetto!) (guardando Deidamia ed Achille)
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ACH.
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(Oh tirannia d'amore!) (nell'andar
a prender la tazza)
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LIC.
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Quando da'greci lidi i vostri legni
L'àncora scioglieranno? (ad Ulisse)
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ULI.
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Al mio ritorno.
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TEAG.
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Son già tutti raccolti?
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ULI.
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Altro non manca
Che il soccorso di Sciro.
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LIC.
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Oh, qual mi toglie
Spettacolo sublime
La mia canuta età!
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(Un
paggio porge la tazza ad Achille: egli, nel prenderla, resta attonito ad
ascoltare il discorso artifizioso di Ulisse)
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ULI.
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(Non si trascuri
L'opportuno momento). È di te degna,
Gran re, la
brama. Ove mirar più mai
Tant'armi, tanti duci,
Tante squadre guerriere,
Tende, navi, cavalli, aste e bandiere?
Tutta Europa v'accorre. Omai son vuote
Le selve e le città. Da'padri istessi,
Da' vecchi padri invidiata e spinta,
La gioventù proterva
Corre all'armi fremendo. (Arcade, osserva).
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DEID.
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Pirra!
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ACH.
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È ver. (si riscuote, prende
la tazza, s'incammina, poi torna a fermarsi)
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ULI.
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Chi d'onore
Sente stimoli in sen, chi sa che sia
Desio di gloria, or non rimane. Appena
Restano, e quasi a forza,
Le vergini, le spose; e alcun, che dura
Necessità trattien, col Ciel s'adira,
Come tutti gli dèi l'abbiano in ira.
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DEID.
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Ma Pirra!
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ACH.
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Eccomi. (va colla tazza a
Deidamia)
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DEID.
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(piano ad Achille, nel prendere la tazza)
(Ingrato!
Questi di poco amor segni non sono?)
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ACH.
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(Non ti sdegnar, bell'idol mio: perdono!)
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LIC.
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Olà! rechisi a Pirra
L'usata cetra. A lei, Deidamia, imponi
Che alle corde sonore
La voce unisca e la maestra mano:
Tutto farà per te.
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DEID.
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Pirra, se m'ami,
Seconda il genitore.
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ACH.
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Tu il vuoi? Si faccia. (Oh tirannia d'amore!)
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(Un
paggio gli presenta la cetra: altri pongono un sedile da un de' lati a vista
della mensa)
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TEAG.
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(Tanto amor non comprendo).
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ULI.
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(Arcade, adesso è tempo: intendi?) (piano ad Arcade)
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ARC.
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(piano ad Ulisse)
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(Intendo). (parte)
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ACH.
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(canta accompagnandosi con la lira)
Se un core annodi,
Se un'alma accendi,
Che non pretendi,
Tiranno Amor?
Vuoi che al potere
Delle tue frodi
Ceda il sapere,
Ceda il valor.
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CORO
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Se un core annodi,
Se un'alma accendi,
Che non pretendi,
Tiranno Amor?
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ACH.
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Se in bianche piume
De'numi il nume
Canori accenti
Spiegò talor;
Se fra gli armenti
Muggì negletto,
Fu solo effetto
Del tuo rigor.
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CORO
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Se un core annodi,
Se un'alma accendi,
Che non pretendi,
Tiranno Amor?
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ACH.
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De' tuoi seguaci
Se a far si viene,
Sempre in tormento
Si trova un cor;
E vuoi che baci
Le sue catene,
Che sia contento
Del suo dolor.
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CORO
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Se un core annodi,
Se un'alma accendi,
Che non pretendi,
Tiranno Amor?
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(Al
comparir dei doni portati da' seguaci di Ulisse s'interrompe il canto
d'Achille)
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LIC.
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Questi chi son?
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ULI.
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Son miei seguaci; e al piede
Portan di Licomede
Questi, per cenno mio, piccioli doni,
Che d'Itaca recai. Lo stile usato
D'ospite non ingrato
Giusto è che siegua anch'io. Se troppo osai,
Il costume m'assolva.
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LIC.
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Eccede i segni
Sì generosa cura.
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ACH.
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(Oh Ciel, che miro!) (avvedendosi
d'un'armatura, che venne fra' doni)
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LIC.
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Mai non si tinse in Tiro
Porpora più vivace. (ammirando le vesti)
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TEAG.
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(ammirando i vasi) Altri fin ora
Sculti vasi io non vidi
Di magistero egual.
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DEID.
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(ammirando le gemme) L'eoa marina
Non ha lucide gemme al par di quelle.
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ACH.
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Ah, chi vide fin ora armi più belle! (si leva, per
andare a veder più da vicino le armi)
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DEID.
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Pirra, che fai? Ritorna
Agl'interrotti carmi.
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ACH.
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(Che tormento crudele!) (torna a sedere)
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VOCI
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(di dentro)
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All'armi! all'armi!
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(S'ode strepito d'armi. e di
stromenti militari. Tutti si levano spaventati: solo Achille resta, sedendo
in atto feroce)
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LIC.
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Qual tumulto è mai questo?
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ARC.
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(esce simulando spavento)
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Ah! corri Ulisse,
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Corri l'impeto insano
De'tuoi seguaci a raffrenar.
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ULI.
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(fingendo esser sorpreso)
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Che avvenne?
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ARC.
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Non so per qual cagion fra lor s'accese
E i custodi reali
Feroce pugna. Ah! qui vedrai fra poco
Lampeggiar mille spade.
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DEID.
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Aita, o numi!
Dove corro a celarmi? (parte intimorita)
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TEAG.
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Fermati, principessa. (parte seguendola)
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VOCI
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(di dentro)
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All'armi! all'armi!
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(S'ode
strepito d'armi. Licomede, snudando la spada, corre al tumulto. Fugge ognuno.
Ulisse si ritira in disparte con Arcade per osservare Achille, che si leva,
già invaso d'estro guerriero)
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