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Pietro Metastasio Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
Dirigo la mia lettera in Napoli, ove spero che siate finalmente ritornato dopo quattro mesi di lontananza, tempo egualmente consumato per il viaggio de' vostri libri che, speditimi prima della vostra partenza, mi son giunti nella scorsa settimana. Secondando la mia impazienza ne ho cominciato la lettura dall'ultima da voi indicatami dissertazione teatrale, che esigeva da me a mille titoli una tal preferenza. Essa è opera sublime e degna di voi: né mirabile solo per la profonda dottrina dello scrittore, ma molto più per la maravigliosa sua cognizione de' più reconditi misteri del teatro, ignorati dalla maggior parte di quelli che ne professano l'arte. Ciò che più in essa mi solletica è la fra noi non concertata concordia delle nostre massime intorno all'antico e moderno teatro. Lo spontaneo parere d'un vostro pari mi assicura e mi rende superbo del mio: e considero ora come interamente sconfitti quegli eruditi sì, ma inespertissimi critici, che con noi in ciò non convengono. S'io intraprendessi di esaltare nella vostra dissertazione tutti i passi che ne son degni, questa lettera non uguaglierebbe, anzi ne vincerebbe la mole. La solida dimostrazione con la quale rilevate le insuperabili difficoltà di bene intendere le Poetiche d'Aristotile e d'Orazio per potersene valer nella pratica: l'arte con cui mettete in vista il ridicolo di voler ridurre l'unità di luogo alle angustie di una camera o d'un gabinetto: il torrente de' passi de' drammatici greci co' quali giustificate le nostre ariette, duetti, terzetti, e paragoni: la felice tanto difficile versione della bella scena d'Euripide nell'Ecuba: la generosa modestia del giudizio delle vostre cantate considerate al paragon delle mie: l'analisi magistrale della prima scena dell'Artaserse e di quelle di Sesto e di Tito: ed ogni altra delle savie vostre filosofiche considerazioni esigerebbe un prolisso e distinto capitolo.Ma non posso però, con vostra pace, approvare l'eccessivamente visibile vostra parzialità a mio favore che vi regna in ogni periodo. Voi esponete così voi stesso alle contraddizioni di quelli che hanno le loro ragioni per non essere del vostro parere, ed esponete nel tempo medesimo la dovuta moderazione d'un amico alle violentissime tentazioni di vanità, della quale è troppo difficile il difendersi quando ci assale armata di una così dotta e seduttrice eloquenza.
Vi direi molto di più, s'io non temessi che i miei sincerissimi elogi potessero correre il rischio d'esser presi per una mercantile restituzione di quelli de' quali voi gratuitamente mi onorate. Onde abbracciandovi con l'usata tenerezza, commetto alla vostra perspicacia la cura d'investigarli e figurarvi quali debbano essere e quali veramente sono a questo riguardo i grati ed affettuosi miei sentimenti.
Dopo scritta la presente mi giunge il vostro foglio colla data di Napoli. Oltre la solita facoltà, della quale sono in possesso tutte le vostre lettere a riguardo mio di consolarmi, di rallegrarmi e di esigere tutta la mia dovuta gratitudine, quest'ultima, che m'informa del felice vostro ritorno in Napoli in florido stato di salute dopo una non breve ed in gran parte incomoda peregrinazione, ha più efficaci motivi d'essermi cara, e perché mi assicura che nessuna rincrescevole cagione mi ha defraudato così lungo tempo delle vostre desiderate novelle, e perché entro a parte delle liete e vantaggiose vicende della vostra amabile famiglia, della quale vi compiacete di darmi contezza, e perché dall'impeto di alcune eccessive espressioni di questa lettera misuro quello della tenera amicizia che le cagiona. Io vi sono, quanto è mio debito, gratissimo non solo delle medesime, ma di quelle altresì nelle quali avete data occasione di prorompere a mia confusione all'adorabile nostra signora principessa di Belmonte, la quale ha saputo trovarne di tali che mi han fatto divenir muto. Quanto di più eccessivo io possa immaginare per contraccambiarle a proporzione, tutto è sempre d'infinito spazio inferiore all'obbligo di cui mi trovo aggravato: onde il meno ingrato partito, ch'ella mi ha lasciato da poter prendere in tanta mortificazione, è quello solo di continuare (siccome faccio) a venerarla, e tacere.
Oh! di quante care e ridenti idee, amatissimo mio signor don Saverio, mi avete svegliata la viva reminiscenza, facendomi riandar col pensiero il felice tempo che fra la puerizia e l'adolescenza ho nella Magna Grecia non meno utilmente che lietamente passato. Ho riveduti come presenti tutti quegli oggetti che tanto colà allora mi dilettarono. Ho abitata di bel nuovo la cameretta dove il prossimo fiotto marino lusingò per molti mesi soavemente i miei sonni: ho scorse in barca con la fantasia le spiagge vicine alla Scalea: mi son tornati in mente i nomi e gli aspetti di Cirella, di Belvedere, del Cetraro e di Paola: ho sentita di nuovo la venerata voce dell'insigne filosofo Gregorio Caloprese, che adattandosi per istruirmi alla mia debole età, mi conducea quasi per mano fra i vortici dell'allora regnante ingegnoso Renato, di cui era egli acerrimo assertore, ed allettava la fanciullesca mia curiosità or dimostrandomi con la cera quasi per giuoco come si formino fra i globetti le particelle striate, or trattenendomi in ammirazione con le incantatrici esperienze della diottrica. Parmi ancora di rivederlo affannato a persuadermi che un suo cagnolino non fosse che un orologio, e che la trina dimensione sia definizione sufficiente de' corpi solidi: e lo veggo ancor ridere quando, dopo avermi per lungo tempo tenuto immerso in una tetra meditazione facendomi dubitar d'ogni cosa, s'accorse ch'io respirai a quel suo Ego cogito, ergo sum: argomento invincibile d'una certezza ch'io disperava di mai più ritrovare.
Ma voi avete stuzzicato il vespaio, onde io mi trovo intorno non minor folla di rimembranze, che vorrebbero essere a voi comunicate di quella delle cure letterarie e forensi, che vi avranno costì assaltato dopo il vostro ritorno: onde io per non usurpare il luogo a queste molto più utili e necessarie, mi congratulo di nuovo con esso voi, teneramente vi abbraccio, e vi lascio in pace.