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Pietro Metastasio
Lettere

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CXLVIII

 

A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - BOLOGNA

 

Vienna 20 aprile 1780.

 

Lunedì 17 del corrente fui avvisato da questa dogana esser giunta la elegante cassettina petroniana, gravida di dolcezze da sedurre e le orecchie e i palati. La prima mia cura fu quella di farla prontamente ricuperare, la seconda quella di procurarmi il diletto d'essere in vostra compagnia almeno con l'immaginazione, continuando a bere l'ardente ma delizioso liquore della fiaschetta da voi costì incominciata ed a consumar l'intero resto della persicata ferrarese mancante della picciola porzione della quale era scemata da voi: onde abbiam mangiato e bevuto insieme in grazia della amorosa vostra invenzione, a dispetto dell'enorme spazio di terra che ci divide. Delle impareggiabili persicate farò grato e frequente uso io medesimo, ma molto più raro e scarso (mio mal grado) della pozione spiritosa che con la sua per me troppo efficace attività mette in tumulto tutti gl'indocili nervi della mia testa, gli obbliga a ballar come baccanti ed a continuar lungo tempo a privarmi del natural riposo. Non dubitate per altro che rimangano inutili le vostre grazie: troverò ben io coadiutori che renderan volentieri giustizia alla preziosa merce, e me ne saran molto grati. Sodisfatto il palato, non trascurai l'impazienza delle orecchie, e l'aria di Tirsi eccellentemente eseguita mi fece gustare un nuovo e più sensibile piacere congiurando col suo infinito merito anche il mio amor proprio, poiché in quest'aria non trionfa solo la umanità, la dolcezza e la scienza del mio gemello, ma ha egli saputo così mirabilmente adattarsi all'indole delle parole, ch'io le ritrovo nella vostra musica infinitamente più belle di quello ch'io seppi formarle con la mia penna. La medesima esattissima esecutrice finalmente, senza interrompere il suo gradito impiego, mi fece ascoltare le due leggiadre sonatine, figlie visibilmente legittime della mente del mio caro gemello: e me ne compiacqui a segno che ho risoluto di risentirle assai spesso, ma dalla medesima mano, perché stimerei sacrilegio il deturparle con l'imperizia delle mie, che, prive del necessario esercizio, secondano imperfettamente la poca teorica della quale ho potuto provedermi. Il merito d'entrambe è eguale, ma quello della prima in gsolreut naturale, appresso di me ha qualche vantaggio su quello della sorella minore.

Se la mia testa lo permettesse, farei qui un prolisso rendimento di grazie, ma, già ch'io non posso, leggetelo voi nel mio cuore, dove da tanto tempo abitate: pagate i miei debiti con le care e venerate persone che costì di me si ricordano: non mettete così spesso a cimento coi vostri doni seduttori la mia troppo a me necessaria moderazione, e continuate a credermi con l'invariabile mia grata tenerezza.

 

 




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