AMA.
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Amenofi, ove vai? (Ad Amenofi, che volea seguitar
Nitteti)
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AMEN.
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Come imponesti,
Sieguo Nitteti.
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AMA.
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No: ferma; vogl’io
Parlarti, o prence.
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AMEN.
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Adoro il cenno. (Oh Dio!) (guardando
con tenerezza presso Nitteti)
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AMA.
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Di gran fede ho bisogno, e tanta altrove,
Come in te, non ne spero. Io l’ammirai
Quando dal soglio avito,
Pria che farti ribelle al tuo signore
Discacciar ti lasciasti. Atto
sì grande
Tanto m’innamorò, che, se mi avesse
Lasciata il Ciel la figlia
Amestri, a lei
Ti ambirebber consorte i voti
miei.
La sommessa Cirene
Di nuovo avrai; ma questo
Non è premio, è dover. Col
poter mio,
Amenofi, misura ogni tua brama:
Amasi regna, e ti conosce, e t’ama.
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AMEN.
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Troppo, signor...
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AMA.
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Taci, m’ascolta, e giura
Silenzio e fedeltà.
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AMEN.
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Tutti ne impegno
Vindici i numi.
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AMA.
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Or di’. D’Aprio nemico
Tu mi credesti?
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AMEN.
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Il crede
Tutto, signor, con me l’Egitto.
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AMA.
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E tutto
Con te s’inganna. Ebbe l’inganno, è
vero,
Giusti principii. Io difensor di lui,
A un tratto de’ ribelli
Divenni condottier. Ma questo
un cenno
Fu d’Aprio istesso. Ecco il suo foglio. Ogni altro
Rimedio disperando, ei volle almeno
Evitar che rapina in mano altrui
Fosse il suo regno; e nella mia
lo rese
Deposito sicuro.
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AMEN.
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Oh stelle!
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AMA.
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Il Cielo
Secondava il mio zel; quando sorpreso
Dall’ultimo de’ mali
Fu il misero mio re. Sentì vicini
Gl’istanti estremi; a sé
chiamommi: io corsi
Al suo nascosto albergo, e pieno il volto
Già di morte il trovai. Mi
strinse al petto;
S’intenerì; la sua perduta figlia
Cercar m’impose, e al figlio mio trovata
Darla in isposa. Io lo giurai piangendo.
Ei di più dir volea, ma freddo intanto
Mi cadde in braccio, e mi lasciò nel pianto.
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AMEN.
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(Che ascolto!)
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AMA.
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Il giuramento
Deggio e voglio adempir; ma temo avversa
L’indole del mio figlio. Il sai,
non parla
Mai d’imenei; non v’è beltà che giunga
A riscaldargli il cor. Fugge la reggia,
Sol fra’ boschi s’aggira, e
tutti sono
Cacce, veltri, destrieri,
Valli, monti e campagne i suoi pensieri.
Di correggerlo è d’uopo, e giova a questo
Più l’amico che il padre. Io fausti i numi
Implorerò; tu d’ammollir procura
Quel duro cor. Vanta Nitteti, esalta
La sua beltà, la sua virtù. S’ei cede
Per tuo consiglio all’amorosa face,
Io, caro prence, io ti dovrò la pace.
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AMEN.
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Dunque...
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AMA.
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Più non tardiam: non v’è riposo
Per me, se il giuramento io non adempio.
Corri, amico, a Sammete: io vado al tempio.
Tutte fin or dal Cielo
Incominciai le imprese;
E tutte il Ciel cortese
Le secondò fin or.
Ah! sia propizio a questa
Ei, che di fé, di zelo
Le belle idee mi desta,
Ei che mi vede il cor. (parte
col séguito)
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