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Pietro Metastasio
Nitteti

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SCENA NONA

 

Nitteti ed Amenofi

 

NITT.

Povero prence! A quale

Estremità per mia cagion tu sei!

De’ folli sdegni miei quanto, Amenofi,

Quanto or mi pento!

AMEN.

È degna

Dell’eccelsa Nitteti

Questa pietà. Quanto d’invidia è degno

Chi può farsene oggetto! Io, se ottenerla

Così mi fosse dato,

Conterei per favor l’ire del fato.

NITT.

Ah dal caso funesto

D’esigerla così, prence cortese,

Ti preservin gli dèi!

AMEN.

Essi intendono meglio i voti miei.

NITT.

Sammete ama da vero; è amato, e teme

Di perdere il suo bene: ad ogni eccesso

Può il dolor trasportarlo. Al suo dolore

Deh, non l’abbandonar! Le parti adempi

D’un fido amico. Io ti dovrò la cura

Che avrai di lui.

AMEN.

venerato cenno

All’amistà s’accorda. Io vo; ma intanto

Tu risparmia, o Nitteti,

Qualche pietà per gli altri ancora. È grande

De’ miseri lo stuolo;

Né a meritar pietà Sammete è solo.

 

Chi sa qual core

Per te languisce,

E non ardisce

Chieder mercé!

Ancora un timido

Modesto amore

Parmi che meriti

Pietà da te. (parte)

 

 

 




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