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Pietro Metastasio
Olimpiade

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Scena seconda - Megacle, Licida

 

MEG. Megacle è teco.

LIC. Giusti dei!

MEG. Prence.

LIC. Amico.

Vieni, vieni al mio seno. Ecco risorta

la mia speme cadente.

MEG. E sarà vero

che il Ciel m'offra una volta

la via d'esserti grato?

LIC. E pace e vita

tu puoi darmi, se vuoi.

MEG. Come?

LIC. Pugnando

nell'olimpico agone

per me, col nome mio.

MEG. Ma tu non sei

noto in Elide ancor?

LIC. No.

MEG. Quale oggetto

ha questa trama?

LIC. Il mio riposo. Oh Dio!

non perdiamo i momenti. Appunto è l'ora

che de' rivali atleti

si raccolgono i nomi. Ah vola al tempio;

che Licida sei. La tua venuta

inutile sarà, se più soggiorni.

Vanne. Tutto saprai quando ritorni.

MEG. Superbo di me stesso

andrò portando in fronte

quel caro nome impresso,

come mi sta nel cor.

Dirà la Grecia poi

che fur comuni a noi

l'opre, i pensier, gli affetti,

e al fine i nomi ancor.

 




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