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Pietro Metastasio Olimpiade IntraText CT - Lettura del testo |
Vasta campagna alle falde d'un monte, sparsa di capanne pastorali. Ponte rustico sul fiume Alfeo, composto di tronchi d'alberi rozzamente commessi. Veduta della città d'Olimpia in lontano, interrotta da poche piante, che adornano la pianura, ma non l'ingombrano.
ARG. Qui se un piacer si gode,
che cosa è povertà.
onde allettar non ha.
ARG. Già il rozzo mio soggiorno
torni a render felice, o principessa?
potessi ancor, come dagli altri! Amica
giorno per me sia questo.
glorioso per te. Di tua bellezza
prova aver più sicura? A conquistarti
tutto il fior della Grecia oggi s'espone.
ARI. Ma chi bramo non v'è. Deh si proponga
al nostro ragionar. Siedi, Licori:
gl'interrotti lavori
riprendi, e parla. Incominciasti un giorno
a narrarmi i tuoi casi. Il tempo è questo
di proseguirli. Il mio dolor seduci;
raddolcisci, se puoi,
i miei tormenti in rammentando i tuoi.
ARG. Se avran tanta virtù, senza mercede
non va la mia costanza. A te già dissi
che Argene è il nome mio; che in Creta io nacqui
d'illustre sangue, e che gli affetti miei
fur più nobili ancor de' miei natali.
ecco il principio. Del cretense soglio
fu la mia fiamma, ed io la sua. Celammo
prudenti un tempo il nostro amor; ma poi
l'amor s'accrebbe, e, come in tutti avviene,
la prudenza scemò. Comprese alcuno
il favellar de' nostri sguardi: ad altri
i sensi ne spiegò. Di voce in voce
tanto in breve si stese
il maligno romor, che 'l re l'intese:
se ne sdegnò, sgridonne il figlio; a lui
vietò di più vedermi, e col divieto
glien'accrebbe il desio; che aggiunge il vento
fiamme alle fiamme, e più superbo un fiume
fanno gli argini opposti. Ebro d'amore
di rapirmi e fuggir. Tutto il disegno
spiega in un foglio: a me l'invia. Tradisce
la fede il messo, e al re lo reca. È chiuso
il mio povero amante. A me s'impone
porga la destra. Io lo ricuso. Ognuno
contro me si dichiara. Il re minaccia:
mi condannan gli amici: il padre mio
vuol che al nodo acconsenta. Altro riparo
al mio caso non trovo. Il men funesto
credo il più saggio, e l'eseguisco. Ignota
in Elide pervenni. In queste selve
mi proposi abitar. Qui fra pastori
pastorella mi finsi, e or son Licori:
fido in sen di Licori il cor d'Argene.
ARI. In ver mi fai pietà. Ma la tua fuga
non approvo però. Donzella e sola
abbandonar...
questi, che il re mi destinò. Dovea
dunque obbliar...
com'ei stesso dicea, ramingo, afflitto.
da stuol di masnadieri; e oppresso ormai
la vita vi perdea. Licida a sorte
vi si avvenne, e il salvò. Quindi fra loro
fidi amici fur sempre. Amico al figlio,
fu noto al padre; e dal reale impero
destinato mi fu, perché straniero.
le sue sembianze?
bionde le chiome, oscuro il ciglio, i labbri
vermigli sì, ma tumidetti, e forse
lenti e pietosi: un arrossir frequente,
un soave parlar... Ma... principessa,
tu cambi di color! Che avvenne?
Quel Megacle, che pingi, è l'idol mio.
lunga stagion già mio segreto amante,
negommi il padre mio, né volle mai
ascoltarlo una volta. Ei disperato
da me partì; più nol rividi: e in questo
punto da te so de' suoi casi il resto.
ch'oggi per me qui si combatte!
a lui voli un tuo servo; e tu procura
ARI. Come?
è pur tuo padre: ei qui presiede eletto
arbitro delle cose; ei può, se vuole...
ARI. Ma non vorrà.
principessa, il tentarlo?