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Pietro Metastasio Olimpiade IntraText CT - Lettura del testo |
MEG. (Oh dei!)
Ah sei pur tu? Pur ti riveggo? Oh Dio!
di gioia io moro; ed il mio petto appena
può alternare i respiri. Oh caro! Oh tanto
e richiamato in vano! Udisti al fine
la povera Aristea. Tornasti: e come
opportuno tornasti! Oh Amor pietoso!
Oh ben sparsi fin or pianti e sospiri!
MEG. (Che fiero caso è il mio!)
e tu nulla rispondi?
E taci ancor? Che mai vuol dir quel tanto
cambiarti di color? Quel non mirarmi
che timido e confuso? E quelle a forza
lagrime trattenute? Ah! più non sono
forse la fiamma tua? Forse...
Sempre... Sappi... Son io...
Parlar non so. (Che fiero caso è il mio!)
ARI. Ma tu mi fai gelar. Dimmi: non sai
che per me qui si pugna?
ARI. Non vieni
ad esporti per me?
MEG. Sì.
ARI. Perché mai
dunque sei così mesto?
MEG. Perché... (Barbari dei, che inferno è questo!)
dubitar di mia fé. Se ciò t'affanna,
ingiusto sei. Da che partisti, o caro,
non son rea d'un pensier. Sempre m'intesi
la tua voce nell'alma: ho sempre avuto
il tuo volto nel cor. Mai d'altri accesa
non fui, non sono, e non sarò. Vorrei...
che mancarti di fede un sol momento.
MEG. (Oh tormento maggior d'ogni tormento!)
ma dì...
se a combatter venisti. Il segno è dato,
che al gran cimento i concorrenti invita.
MEG. Assistetemi, o numi. Addio, mia vita.
ARI. E mi lasci così? Va; ti perdono,
non è per me!
ARI. A conquistar mi vai?
hai pur?
ARI. Dunque allor non son io,
ricordati di me.
anima mia, perché?
ARI. (Veggio languir chi adoro,
e non lo posso dir).
A DUE Chi mai provò di questo