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Pietro Metastasio
Olimpiade

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Scena terza - Argene, Aristea

 

ARG. Ah dimmi, o principessa,

v'è sotto il ciel chi possa dirsi, oh Dio!

più misera di me?

ARI. Sì, vi son io.

ARG. Ah non ti faccia amore

provar mai le mie pene! Ah tu non sai

qual perdita è la mia! Quanto mi costa

quel cor che tu m'involi!

ARI. E tu non senti,

non comprendi abbastanza i miei tormenti.

Grandi, è ver, son le tue pene:

perdi, è ver, l'amato bene;

ma sei tua, ma piangi intanto,

ma domandi almen pietà.

Io dal fato io sono oppressa:

perdo altrui, perdo me stessa;

conservo almen del pianto

l'infelice libertà.

 




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