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Pietro Metastasio
Olimpiade

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Scena quindicesima - Licida

 

LIC. Con questo ferro, indegno,

il sen ti passerò... Folle, che dico?

che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io,

io son lo scellerato. In queste vene

con più ragion l'immergerò. Sì, mori,

Licida sventurato... Ah perché tremi,

timida man? Chi ti ritiene? Ah questa

è ben miseria estrema! Odio la vita:

m'atterrisce la morte; e sento intanto

stracciarmi a brano a brano

in mille parti il cor. Rabbia, vendetta,

tenerezza, amicizia,

pentimento, pietà, vergogna, amore

mi trafiggono a gara. Ah chi mai vide

anima lacerata

da tanti affetti e sì contrari! Io stesso

non so come si possa

minacciando tremare, arder gelando,

piangere in mezzo all'ire,

bramar la morte, e non saper morire.

Gemo in un punto e fremo:

fosco mi sembra il giorno:

ho cento larve intorno;

ho mille furie in sen.

Con la sanguigna face

m'arde Megera il petto;

m'empie ogni vena Aletto

del freddo suo velen.

 

 




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