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Pietro Metastasio Olimpiade IntraText CT - Lettura del testo |
sento pietade anch'io. Tento sdegnarmi,
ne ho ragion, lo vorrei; ma in mezzo all'ira,
mentre il labbro minaccia, il cor sospira.
dunque a tal segno? Ah no. Spergiuro! Ingrato!
la mia pietà. Mai più mirar non voglio
quel volto ingannator. L'odio: mi piace
di vederlo punir. Trafitto a morte
se mi cadesse accanto,
non verserei per lui stilla di pianto.
AMI. Misero dove fuggo? Oh dì funesto!
quel traditor?
AMI. No, ma il sarà fra poco.
ARG. Non lo credere, Aminta. Hanno i malvagi
molti compagni; onde giammai non sono
non v'è più che sperar. Contro di lui
gridan le leggi, il popolo congiura,
fremono i sacerdoti. Un sangue chiede
l'offesa maestà. De' sagrifizi,
che una colpa interrompe, è il delinquente
vittima necessaria. Ha già deciso
il pubblico consenso. Egli svenato
fia su l'ara di Giove. Esser vi deve
l'offeso re presente; e al sacerdote
ARG. E non potrebbe
già in bianche spoglie è avvolto. Il crin di fiori
io coronar gli vidi; e 'l vidi, oh Dio!
incamminarsi al tempio. Ah! fors'è giunto:
la bipenne fatal gli apre le vene.
AMI. Giunse; ma nulla ottenne. Il re non vuole,
o non può compiacerla.
che ne andavano in traccia. Or l'ascoltai
di morir per l'amico: e, se non fosse
ancor ei delinquente,
ottenuto l'avria. Ma un reo per l'altro
morir non può.
Oh forte! Oh generoso! Ed io l'ascolto
senza arrossir? Dunque ha più saldi nodi
l'amistà che l'amore? Ah quali io sento
d'un'emula virtù stimoli al fianco!
Sì, rendiamoci illustri. In fin che dura,
parli il mondo di noi. Faccia il mio caso
meraviglia e pietà: né si ritrovi
nell'universo tutto
chi ripeta il mio nome a ciglio asciutto.
Fiamma ignota nell'alma mi scende:
sento il nume; m'inspira, m'accende,
di me stessa mi rende maggior.
Ferri, bende, bipenni, ritorte,
pallid'ombre, compagne di morte,
già vi guardo, ma senza terror.