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Pietro Metastasio Olimpiade IntraText CT - Lettura del testo |
Rispondi, e non mentir. Questo monile
donde avesti?
ch'io l'ebbi in don.
CLIST. Dov'eri allor?
qualche traccia in quel volto. Io non m'inganno:
certo egli è desso). Ah! d'un antico errore
mio re, son reo. Deh mel perdona: io tutto
non esposi il bambin: pietà mi vinse.
mi venne innanzi, e gliel donai, sperando
tratto l'avrebbe.
CLIST. E quel fanciullo, Aminta,
dov'è? Che ne facesti?
ho da scoprir!)
CLIST. Tu impallidisci! Parla,
empio; dì, che ne fu? Tacendo aggiungi
all'antico delitto error novello.
AMI. L'hai presente, o signor: Licida è quello.
finì la vita. Io, ritornato appunto
con lui bambino in Creta, al re dolente
l'offersi in dono: ei dell'estinto in vece
al trono l'educò per mio consiglio.
CLIST. Oh numi! ecco Filinto, ecco il mio figlio.
gemello ad Aristea. Delfo m'impose
d'esporti al mar bambino, un parricida
minacciandomi in te.
l'orror che mi gelò, quando la mano
l'eccessiva pietà, che nel mirarti
Megacle d'Aristea vorrei consorte;
ma Filinto, il mio figlio, è reo di morte.
MEG. Non è più reo, quando è tuo figlio.
CLIST. È forse
permessa al sangue mio? Qui viene ogni altro
valore a dimostrar, l'unico esempio
esser degg'io di debolezza? Ah questo
di me non oda il mondo. Olà, ministri,
risvegliate su l'ara il sacro fuoco.
Va, figlio, e mori. Anch'io morrò fra poco.
Tu non puoi condannarlo. In Sicione
sei re, non in Olimpia. È scorso il giorno,
a cui tu presiedesti. Il reo dipende
dunque il pubblico voto. A prò del reo
non prego, non comando, e non consiglio.
Viva il figlio delinquente,
perché in lui non sia punito