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Pietro Metastasio
Achille in Sciro

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ATTO TERZO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Portici della reggia corrispondenti al mare. Navi poco lontane dalla riva.

 

Ulisse, ed Achille in abito militare.

 

ULI.

Achille, or ti conosco. Oh, quanta parte

Del maestoso tuo real sembiante

Defraudavan le vesti! Ecco il guerriero,

Ecco l'eroe. Ringiovanita al sole

Esce così la nuova serpe; e sembra,

Mentre s'annoda e scioglie,

Che altera sia delle cambiate spoglie.

ACH.

Sì, tua mercé, gran duce, io torno in vita,

Respiro al fin; ma, qual da' lacci appena

Disciolto prigionier, dubito ancora

Della mia libertà: l'ombre ho su gli occhi

Del racchiuso soggiorno;

Mi sento il suon delle catene intorno.

ULI.

(Ed Arcade non vien!) (guardando intorno)

ACH.

Son queste, Ulisse,

Le navi tue?

ULI.

Sì; né superbe meno

Andran del peso lor, che quella d'Argo

Già del suo non andò. Compensa assai

Di tanti eroi lo stuolo

E i tesori di Frisso Achille solo.

ACH.

Dunque, che più si tarda?

ULI.

Olà! nocchieri,

Appressatevi a terra. (E pur non miro

Arcade ancora). (Guardando intorno)

ACH.

Ah, perché mai le sponde

Del nemico Scamandro

Queste non son! Come s'emendi Achille,

si vedrà. Cancellerà le indegne

Macchie del nome mio di questa fronte

L'onorato sudor; gli ozi di Sciro

Scuserà questa spada; e forse tanto

Occuperò la fama

Co' novelli trofei,

Che parlar non potrà de' falli miei.

ULI.

Oh sensi! oh voci! oh pentimento! oh ardori

Degni d'Achille! E si volea di tanto

Fraudar la terra? E si sperò di Sciro

Nell'angusto recinto

Celar furtogrande? Oh troppo ingiusta,

Troppo timida madre! E non previde

Che a celar tanto fuoco

Ogni arte è vana, ogni ritegno è poco?

 

Del terreno nel concavo seno

Vasto incendio se bolle ristretto,

A dispetto del carcere indegno

Con più sdegno gran strada si fa.

Fugge allora; ma, intanto che fugge,

Crolla, abbatte, sovverte, distrugge

Piani, monti, foreste e città.

ACH.

Ecco i legni alla sponda:

Ulisse, io ti precedo. (s'incammina al mare)

 

 

 




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