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Pietro Metastasio
Il re pastore

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SCENA QUARTA

 

Alessandro e detti.

 

ALESS.

Agenore. (ad Agenore, che parte)

AGEN.

Signor.

ALESS.

Fermati: io deggio

Poi teco favellar. (Agenore si ferma)

 

(ad Aminta)

Per qual cagione

 

Resta il re di Sidone

Ravvolto ancor fra quelle lane istesse?

AMIN.

Perché ancor non impresse

Su quella man, che lo solleva al regno,

Del suo grato rispetto un bacio in pegno.

Soffri che prima al piede

Del mio benefattor... (vuole inginocchiarsi)

ALESS.

No; dell’amico

Vieni alle braccia, e, di rispetto in vece,

Rendigli amore. Esecutor son io

Dei decreti del Ciel. Tu del contento,

Che in eseguirli io provo,

Sol mi sei debitor. Per mia mercede

Chiedo la gloria tua.

AMIN.

Qual gloria, oh dèi!

Io saprò meritar, se fino ad ora

Una greggia a guidar solo imparai?

ALESS.

Sarai buon re, se buon pastor sarai.

Ama la nuova greggia

Come l’antica; e, dell’antica al pari,

Te la nuova amerà. Tua dolce cura

Il ricercar per quella

Ombre liete, erbe verdi, acque sincere

Non fu fin or? Tua dolce cura or sia

E gli agi ed i riposi

Di quest’altra cercar. Vegliar le notti,

Il sudar per la diletta greggia,

Alle fiere rapaci

Esporti generoso in sua difesa,

Forse è nuovo per te? Forse non sai

Le contumaci agnelle

Più allettar con la voce

Che atterrir con la verga? Ah! porta in trono,

Porta il bel cor d’Aminta, e amici i numi,

Come avesti fra’ boschi, in trono avrai.

Sarai buon re, se buon pastor sarai.

AMIN.

Sì. Ma in un mar mi veggo

Ignoto e procelloso. Or, se tu parti,

Chi sarà l’astro mio? da chi consigli

Prender dovrò?

ALESS.

Già questo dubbio solo

Mi promette un gran re. Del mar che varchi

Tu prevedi, e mi piace,

Già lo scoglio peggior. Darne consiglio

Spesso non sa chi vuole,

Spesso non vuol chi sa. Di , di zelo,

Di valor, di virtù su gli occhi nostri

Fa pompa ognun; ma sempre uguale al volto

Ognun l’alma non ha. Sceglier fra tanti

Chi sappia e voglia, è gran dottrina; e forse

È la sola d’un re. Per mano altrui

Ben di Marte e d’Astrea l’opre più belle

Può un re compir; ma il penetrar gli oscuri

Nascondigli d’un cor, distinguer chiara

La verità tra le menzogne oppressa,

È la grande al re solo opra commessa.

AMIN.

Ma donde un sì gran lume

Può sperare un pastor?

ALESS.

Dal Ciel, che illustra

Quei che sceglie a regnar. Nebbie d’affetti

Se dal tuo cor tu sollevar non lasci

A turbarti il seren, tutto vedrai.

Sarai buon re, se buon pastor sarai.

AMIN.

Tanto ardir da quei detti...

ALESS.

Or va... deponi

Quelle rustiche vesti, altre ne prendi,

E torna a me. Già di mostrarti è tempo

A’ tuoi fidi vassalli.

AMIN.

Ah! fate, o numi,

Fate che Aminta in trono

Se stesso onori, il donatore e il dono.

 

Ah! per voi la pianta umìle

Prenda, o dèi, miglior sembianza,

E risponda alla speranza

D’un sì degno agricoltor!

Trasportata in colle aprico,

Mai non scordi il bosco antico,

Né la man che la feconda

D’ogni fronda e d’ogni fior. (parte)

 

 

 




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