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Pietro Metastasio
Ruggiero

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SCENA OTTAVA

 

Appartamenti imperiali.

 

Carlo Magno con séguito, poi Bradamante

 

CAR.

E ben, dunque ascoltiam l’impaziente

Orientale ambasciadore. Andate

A scorgerlo, o miei fidi,

Da’ suoi ricetti al luogo usato. A lui,

Quando giunga, io verrò. Frattanto ammessa

Sia Bradamante; e quindi

Si scosti ognun. (partono i nobili ed i paggi. Le guardie si ritirano al fondo della scena)

Chi creder mai potrebbe

Che fosse una donzella un de’ più saldi

Sostegni del mio trono? Eccola. Ah, basta

Per crederlo il vederla! Il suo sembiante,

Quella dolce fierezza,

Quel saggio ardir, quel portamento inspira

E rispetto ed amor. Bella eroina,

Qual mai per me fausta cagione a queste

Soglie guida il tuo piè?

BRAD.

Cesare, io vengo

Grazie a implorar da te.

CAR.

Grazie! Ah, di tanto

Debitor mi rendesti,

Che quanto or chieder puoi

Sarà scarsa mercede a’ merti tuoi.

BRAD.

Già che al grado di merto

Solleva Augusto il mio dover, poss’io

Della grazia che imploro

Certa esser già.

CAR.

Sì, la prometto: e nulla

So che teco avventuro.

BRAD.

Ah m’assicuri,

Se il mio pregar n’è degno,

La tua destra real.

CAR.

Prendila in pegno.

BRAD.

Signor, gli studi feminili e gli usi

Sai che sprezzai fanciulla; e che, ammirando

D’Ippolita e Camilla

L’ardir guerriero, i gloriosi gesti,

Procurai d’imitarle.

CAR.

E le vincesti.

BRAD.

Il nome mio, più che il mio volto, or sento

Che a chiedermi in consorte

Induca alcun. Suddita e figlia, io temo

Per un sacro dover vedermi astretta

A diventar soggetta ad uom che meno

Vaglia in armi di me: né mai quest’alma,

A non fingere avvezza,

Sapria ridursi a lusingar chi sprezza.

Da un tal timor m’assolva

L’imperiale autorità.

CAR.

Ma come?

BRAD.

Questa legge a tuo nome

Sia palese a ciascun: che la mia mano

Chi pretende ottener, meco a provarsi

Venga in pubblico agone: e quando invitto

Tutto il tempo prescritto

Si difenda da me, m’abbia sua sposa:

Ma, se fugato e vinto

Mal risponde alle prove

Che intraprendere osò, la cerchi altrove.

CAR.

I lacci d’Imeneo

Dunque aborrisci?

BRAD.

Sì, se de’ miei lacci

Deggio arrossir.

CAR.

Se men difficil prezzo

Non proponi all’acquisto

Del tuo bel cor, chi l’otterrà?

BRAD.

Chi degno

Sarà di me.

CAR.

Forse qual sia non sai

Chi aspira al don della tua destra.

BRAD.

In campo

L’apprenderò.

CAR.

Deh, men severa!...

BRAD.

Augusto,

Ah! la grazia che ottenni,

Render dubbia or mi vuoi?

CAR.

No: ripigliarmi

Quel che donai non posso. In questo istante,

Qual tu brami, l’editto

Promulgato sarà. Ma tu ben puoi

Limiti imporre al tuo valor. Fin ora

Che vincer sai già vide il mondo: ah! vegga

Che sai con egual gloria

Trascurar generosa una vittoria.

 

Di marziali allori

Già t’adornasti assai:

Di mirti è tempo ormai

Che il crin ti cinga Amor.

Mille di tua fortezza

Prove donasti a noi;

Abbia i trionfi suoi

La tua bellezza ancor. (parte)

 

 

 




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